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mercoledì 5 ottobre 2011

Incerto il futuro degli studi sugli effetti sulla salute di Chernobyl

La Commissione Europea molto probabilmente non finanzierà più gli studi sulle persone colpite dal fallout-radioattivo.

Quanto è pericolosa la radioattività per gli esseri umani? Per coloro che sono stati esposti al fallout del disastro della centrale nucleare di Fukushima, in Giappone, la questione è fin troppo reale. Non c’è però nessuna buona risposta: l’incidente ha messo in evidenzia le enormi difficoltà nello stimare il rischio a lungo termine sulla salute di dosi relativamente basse di radiazioni.
Un gruppo di prestigiosi ricercatori europei aveva sperato che un nuovo ciclo di studi su persone esposte alle radiazioni dopo il disastro nucleare di Chernobyl, potesse finalmente iniziare a contribuire a colmare questa lacuna scientifica. Ora le loro volontà e proposte è molto probabile che non potranno avere un seguito.
L’incidenza di Chernobyl nella vita umana è stata una delle componenti principali dell’"Agenda for Research on Chernobyl Health (ARCH)", progetto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, incaricato dalla Commissione Europea, lo scorso anno, di fornire una consulenza sulle future esigenze della ricerca. Lo studio avrebbe avuto il compito di tracciare un profilo sanitario "a vita" di più di mezzo milione di “liquidatori”, coloro che ripulirono la zona attorno a Chernobyl e quello della popolazione della regione, quelli che allora erano bambini.
Il potenziale dello studio sarebbe in grado di offrire un’analisi di dieci volte superiore il numero di persone testate dopo le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki, che rimane ancora il “gold standard” per gli studi sugli effetti delle radiazioni su una popolazione.
“Questo studio basato sulla “durata della vita” non è mai stato indetto per Chernobyl.. questa era probabilmente l’ultima opportunità. Ma se ARCH non sarà supportato, probabilmente mai ci sarà”, sottolinea un membro dell’ARCH, Dillwyn Williams, un ricercatore sul cancro presso il laboratorio di ricerca Strangeways a Cambridge.
La ricerca promette di studiare gli effetti a lungo termine sulla salute – inclusi tumori ed altre patologie – di un incidente nucleare. A differenza dei sopravvissuti delle bombe atomiche in Giappone, le vittime di Chernobyl sono state esposte ad una vasta gamma di dosi di radiazioni per un lungo periodo di tempo, che li rende molto più rilevanti per studiare gli effeti dell’incidente di Fukushima e che possano perfezionare i livelli di protezione degli operatori del settore dalla radioattività.

Il MELODI
“L’impostazione dello studio costerebbe circa 1 milione di Euro, con costi annuali d’esercizio di un ordine simile. Molti dei registi che riguardano le informazioni sui testers sono già presenti in Ucraina, Russia, Bielorussia e Paesi Baltici… hanno solo bisogno di essere adeguatamente analizzati”, afferma Keith Bavevno, radiologista presso l'Università di Kuopio in Finlandia e membro dell’ARCH.
“Questo però richiederebbe livelli di finanziamenti a lungo termine che potrebbero essere forniti solo dalla Commissione Europea”, dice Williams, un altro membro ARCH.
La Commissione, tuttavia, sembra non favorire questo approccio. In risposta ad una richiesta di un parlamentare europeo, Mairè Geoghegan-Quinn, commissario di ricerca dell’UE, ha scritto, il 5 settembre scorso, che la proposta dell’ARCH era fuori dal mandato dell’Euratom, agenzia europea per i programmi nucleari. Secondo la stessa l’argomento “approfondimento e comprensione dell’interazione della radiazione con i tessuti”, sarebbe stato affrontato sotto una nuova piattaforma europea: la Multidisciplinary European Low Dose Risk Research Initiative (MELODI).
Guidata da 15 centri di ricerca nucleare e da agenzie nucleari nazionali di protezione dalle radiazioni, MELODI mira a coordinare e a finanziare i programmi di ricerca in tutto il continente per studiare gli effetti delle radiazioni da fonti ambientali, medici o altre fonti.
Ma alcuni scienziati, tra cui Baveno, dicono che tutto ciò potrebbe effettivamente uccidere la proposta ARCH.
“MELODI non è organizzata in modo tale da poter creare e fornire sostegno a lungo termine per gli studi sulle vittime e sulle tipologie di cui abbiamo bisogno”, afferma Williams.
L’obiettivo principale di MELODI è quello di studiare i meccanismi dei danni delle radiazioni e prevede di fare poco per raccogliere i dati finalizzati ad ottenere un quadro su eventuali effetti per la salute a seguito di un vero incidente nucleare. Molti esperti affermano che invece, oltre ad un approccio “meccanicistico” è necessario anche uno di tipo “epidemiologico” per la comprensione delle implicazioni relative all’esposizione alle radiazioni.

Dosi incerte
La strategia MELODI è una tranche del progetto Low Dose Research towards Multidisciplinary Integration (DoReMi), istiuito lo scorso anno. La maggior parte dei suoi 13 milioni di Euro di finanziamento, verranno impiegati per la ricerca e le infrastrutture che getteranno le basi di MELODI.
Sisko Salomaa, co-fondatore di MELODI, coordinatore del DoReMi, direttore del Finnish Radiation and Nuclear Safety Authority, afferma che MELODI ed ARCH sono progetti molto diversi e che sarebbe stato difficile accomodare nel primo lo studio della “vita a Chernobyl”.
“La responsabilità per eventuali e ulteriori studi sulle vittime di Chernobyl, dovrebbe in primo luogo incombere sugli stati interessati ed ogni coinvolgimento europeo dovrebbe essere oggetto di discussione. Le incertezze sulle dosi di radioattività a cui la popolazione di Chernobyl è stata esposta, può comunque indebolire il valore di tali studi”.
Secondo la Commissione Europea, alcuni aspetti proposti da ARCH andranno avanti come parte di altri due progetti chiamati PROCARDIO e CEREBRAD. Questi valuteranno il rischio di disturbi cardiaci, vascolari e celebrali dall’esposizione a basse dosi di radiazioni. MELODI valuterà comunque le proposte di ARCH nel corso del suo prossimo workshop a Roma, nel mese di novembre.
Williams, invece, è fermamente convinto che lo studio sulle vittime di Chernobyl dovrebbe procedere con un flusso di finanziamenti dedicato. Riferendosi al costo per creare un nuovo confinamento sicuro per i resti altamente radioattivi del disastro di Chernobyl (Progetto New Shelter Confinement), egli sostiene che “se la Commissione può trovare mezzo miliardo di euro per mettere un tetto sul reattore, penso che dovrebbe essere in grado di trovare i soldi per i finanziamenti a lungo termine per studiare gli effetti dell’incidente”.

Fonte: Progetto Humus, 3 ottobre 2011

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