Darimar's Zone: sito divulgativo dedicato alla Zona di esclusione, all'incidente nucleare di Chernobyl e al videogioco S.T.A.L.K.E.R.

giovedì 28 ottobre 2010

Viaggio a Chernobyl 25 anni dopo il disastro

La redazione del sito ilgiornaledellaprotezionecivile.it ha ricevuto e pubblicato il resoconto di un lettore che ha recentemente visitato i luoghi del noto disastro nucleare per vedere quali conseguenze del più grande disastro industriale che il mondo abbia mai conosciuto siano ancora oggi visibili a quasi venticinque anni dall'accaduto. Lo riporto per vari motivi: è uno degli argomenti cui è dedicato questo spazio, è un racconto ben scritto e molto completo, è un modo per ricordare e offre lo spunto per continuare a riflettere su quel che è stato, su quel che è e su quel che potrebbe essere in futuro.

L'incidente

Era da poco passata l'una la notte del 26 aprile 1986, quando il reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl esplose: la quantità di materiale radioattivo rilasciata fu massiccia; una nube tossica contaminò pesantemente Ucraina, Bielorussia e parte della Russia e sospinta dalle correnti atmosferiche, giunse a interessare gran parte dell'Europa. La zona che fu maggiormente esposta alle radiazioni fu quella compresa entro un raggio di 30 km dalla centrale, chiamata "zona di esclusione", ancora oggi interdetta e presidiata militarmente. Nelle ore comprese fra l'esplosione e l'evacuazione dell'area, in cui vivevano circa 135.000 persone, 48.000 delle quali nella vicinissima città di Prypjat, la popolazione fu esposta a una dose elevatissima di radiazioni che provocò danni alla salute ingentissimi e ancora oggi incalcolabili. A causare l'incidente fu un esperimento che aveva, paradossalmente, lo scopo di verificare il funzionamento in sicurezza del reattore in condizioni di momentaneo black-out; nel corso di questa simulazione si mischiarono fatalmente violazioni delle procedure operative e svariati errori umani, a cui vanno aggiunti una serie di difetti nella struttura stessa del reattore, che raggiunse nel giro di pochi secondi condizioni di estrema instabilità provocando due violente esplosioni. L'edificio fu scoperchiato e all'esterno si scagliarono tonnellate di materiale altamente radioattivo che incendiarono i fabbricati adiacenti emanando polveri e vapori tossici.
Diverse ombre permangono sugli atteggiamenti tenuti dal governo sovietico che diede ufficialmente la notizia solo due giorni dopo, quando la comunità scientifica europea aveva già sollevato l'allarme per l'improvvisa registrazione di livelli di radioattività sospetti nell'aria. A questo si unisce anche l'insufficiente informazione sulla reale pericolosità di ciò che stava per affrontare gran parte del personale accorso immediatamente sul luogo senza adeguate misure di protezione. Parliamo prima dei vigili del fuoco e dei militari accorsi a spegnere i focolai e poi dei cosiddetti "liquidatori", circa 650.000 uomini che dal 1986 al 1990 lavorarono, in condizioni spesso disumane, per bonificare e contenere ciò che restava del reattore nel "sarcofago" in cui ancora oggi è racchiuso.

Il viaggio

Visitando i Paesi di quello che fu l'impero sovietico a oltre vent'anni anni dalla sua caduta si incontrano contrasti impressionanti, grandi città all'avanguardia, sviluppate e consumistiche che si contrappongono a periferie e campagne povere e desolate; ricchezza e povertà che si allontanano sempre più l'una dall'altra. E' questa la prima impressione che si ha quando dal luccichio delle cupole dorate delle chiese della splendida Kiev, capitale ucraina che conta oltre 3 milioni di abitanti, si percorrono le strade verso nord in direzione Bielorussia lasciandosi a destra il confine Russo per raggiungere la zona di Chernobyl. Si esce da Kiev percorrendo una grande autostrada ma appena superata l'abitazione del presidente Janukovic ci si trova su una strada mal curata e stretta, le case si trasformano da ville a piccole, se pur dignitose, casette e la natura incontaminata pian piano si sostituisce agli abitati. Si incontrano sempre meno auto man mano che si sale verso nord e percorsi poco più di 100km si arriva al primo posto militare di controllo per attraversare il quale occorre uno specifico permesso scritto: è l'ingresso della cosiddetta zona morta che si estende per un perimetro di circa 30km dalla centrale nucleare.
Una volta entrati si percorre ancora qualche chilometro e si arriva nella città di Chernobyl dove si incontra ancora qualche auto e qualche persona indaffarata in attività di vario genere, qui vivono ancora alcune centinaia di persone, c'è un piccolo museo a perfino alcuni market. Da qui in poi sarà una guida autorizzata ad accompagnarci; ancora 12km ci separano dai reattori. Nel percorso si effettuano varie tappe, la prima dinnanzi all'attuale caserma dei vigili del fuoco dominata da un monumento che ricorda i colleghi caduti, poi si possono vedere automezzi civili e militari abbandonati all'indomani dell'incidente e cumuli di terrà che nascondono edifici abbattuti e sotterrati per contenere la radioattività. Il profondo silenzio è interrotto soltanto dal cicalino del contatore Geiger che la guida porta con sè e che ogni volta che viene avvicinato a terra o su un automezzo abbandonato segnala la presenza di radiazioni ancora piuttosto forti.
Superato a bordo dell'auto un secondo punto di controllo posto a 10km dalla centrale proseguiamo per alcuni minuti e di fianco a noi compare una mastodontica struttura circondata da enormi gru: sono i reattori 5 e 6, la cui costruzione fu abbandonata all'indomani dell'incidente; di fronte a noi invece, a qualche centinaio di metri di distanza, i reattori 1, 2, 3 e 4. Da una ciminiera in lontananza esce ancora del fumo probabilmente proveniente da impianti di raffreddamento ancora attivi, molti infatti non sanno che all'indomani dell'incidente avvenuto al reattore numero 4 i restanti reattori continuarono a funzionare per parecchi anni, l'ultimo ad essere spento definitivamente è stato il numero 3 solo alla fine del 2000. Si arriva fino ad uno spiazzo a poche decine di metri dal sarcofago dove un monumento ricorda la tragedia: qui il contatore Geiger suona spontaneamente ricordandoci che il sarcofago è destinato a rimanere radioattivo ancora per molte migliaia di anni. La pericolosità del suo contenuto è impressionante: 190 tonnellate di uranio e una tonnellata di pericolosissimo plutonio fuse assieme in un cumulo radioattivo che per la sua forma prende il nome di "Piede d'Elefante"; la struttura protettiva dovrà presto essere sottoposta a migliorie e potenziamenti ma sembra che al momento, nonostante gli aiuti internazionali, i fondi disponibili non siano sufficienti a completare l'opera tanto che si temono nuove minacce radioattive per la popolazione martoriata dell'area.
Il viaggio non è finito, la parte più impressionante deve ancora venire. Ripartiamo e percorsi circa 4km ci troviamo alle porte di Prypjat, la cosiddetta città fantasma. Fondata nel 1970, contava 48.000 abitanti soddisfatti della qualità della loro vita; nel 1986 infatti questo era un luogo moderno, verde e confortevole in cui viveva il personale che operava nell'indotto della centrale e non solo. Per entrare si passa un altro avamposto militare, le strade sono invase dalla vegetazione e tutto ciò che ci circonda è deserto, il silenzio è assordante. Decine di palazzi altissimi in inconfondibile stile sovietico ci circondano come fossero degli enormi fantasmi. La sicurezza non è certo la prima preoccupazione della nostra guida, ci viene permesso di entrare all'interno di moltissimi edifici, un hotel, una biblioteca i cui volumi sono ancora sparsi sul pavimento, il teatro cittadino dove le gigantografie dei leader comunisti sono ancora in bella vista. Un passaggio poi in quello che un tempo era il parco giochi: tra una ruota panoramica arrugginita e l'autoscontro si rileva a terra la massima concentrazione di radioattività della zona; toccare il suolo equivarrebbe più o meno ad effettuare una radiografia, meglio lasciar perdere. Entriamo poi nel complesso scolastico, quaderni e libri ancora sui banchi, qualche bambola e perfino i resti delle maschere antigas. Impossibile non pensare al destino di tanti di quei bimbi. Ci accompagnano a vedere ciò che resta della piscina e l'interno di alcune abitazioni, tutte le porte sono aperte e nei corridoi risuona l'eco. Sui tetti degli edifici più alti della città svettano in maniera imponente falce e martello, ricordandoci chi era al potere all'epoca del disastro; potere che con omissioni e superficialità ha contribuito a rendere questa tragedia immane.
Prima di uscire dalla città la guida attira la nostra attenzione sul ponte che stiamo attraversando: "qui la notte dell'incidente si radunarono moltissimi cittadini per osservare l'incendio della centrale sottoponendosi ignari ad una potente doccia radioattiva, ben pochi di loro sono oggi tra noi". All'uscita della zona di rispetto veniamo nuovamente sottoposti ad un controllo, questa volta attraverso dei Geiger che misurano la radioattività di ognuno di noi: la speranza è che si accenda la luce verde altrimenti toccherà lasciare i vestiti ed effettuare una doccia decontaminante; stessa sorte a tutti gli oggetti a all'autovettura che ci ha accompagnato. Per fortuna siamo tutti "puliti" e possiamo rientrare a Kiev con un'immagine molto più chiara di ciò che ancora oggi rappresenta questa immane tragedia.

Riflessioni

I numeri delle vittime di questo disastro dimostrano la confusione e l'incertezza che ancora oggi dilagano. Le autorità russe all'epoca parlarono di poche decine di vittime, l'AIEA - Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica - nel 2005 stimava poco più di 4.000 vittime a seguito di tumori dovuti all'incidente, mentre Greenpace è arrivato a sostenere che le vittime dirette ed indirette supereranno i 6 milioni a 70 anni dall'evento. Gli studi sull'incidenza delle malattie neoplastiche nei paesi più colpiti dal disastro, con particolare riferimento al terribile problema alla ghiandola tiroidea, lasciano però poco spazio alle interpretazioni: la misura della tragedia è chiara in un messaggio di alcuni anni fa dell'ex segretario dell'ONU Kofi Annan che ha affermato che 9 milioni di adulti e più di 2 milioni di bambini soffrono delle conseguenze di Chernobyl.
Non credo certo di avere la preparazione per poter dare un giudizio tecnico sull'opportunità o meno di costruire in Italia centrali nucleari, una riflessione è però d'obbligo. Il risultato del referendum del 1987 che ha sancito l'abbandono del nucleare da parte dell'Italia ha una sua logica, gli italiani seppero interpretare meglio di altri la pericolosità di questa tecnologia che all'epoca era ancora piena di imperfezioni. La mia personale idea, nonostante questa toccante esperienza di viaggio, è che l'Italia possa con relativa tranquillità iniziare a ricorrere all'energia nucleare grazie alle nuove generazioni di centrali che dimostrano statisticamente di essere molto sicure, passando però per un'attenta individuazione di siti idonei e investendo molto nella sicurezza degli impianti. Il principale beneficio per la comunità, oltre ad un calo dei costi energetici, sarà l'abbattimento delle emissioni in atmosfera dovute alle attuali centrali a carbone, olio combustibile e petrolio. Non dovrà però essere interrotto il percorso obbligato verso le energie rinnovabili che rappresentano il vero ed unico futuro del Pianeta.

Ringraziamenti alla giornalista Kateryna Kelbus dell'emittente nazionale ucraina "Channell 5" che mi ha accompagnato nel viaggio curando gli aspetti organizzativi e la traduzione.


di Davide Livocci,
giornalista pubblicista esperto in protezione civile, soccorso e sicurezza

Fonte: Il giornale della Protezione civile.it, 27 ottobre 2010;

venerdì 22 ottobre 2010

GSC al lavoro su una linea di abbigliamento firmata S.T.A.L.K.E.R.

Se ne parlava già da qualche mese ma, dopo l'annuncio "ufficiale" di settembre, GSC ha finalmente svelato qualche dettaglio in più sui prototipi che sta allestendo. No, non parliamo di armi sperimentali in stile "Oggetto 62" (anche se mi rode...); mi riferisco alla linea di abbigliamento che sta prendendo vita attraverso la creazione di abiti ispirati al mondo di S.T.A.L.K.E.R., tutti rigorosamente "marchiati".
T-shirts, pantaloni, giubbotti e altri indumenti, in versione per lui e per lei, ricchi di dettagli che richiamano da vicino l'ambientazione con cui ogni giocatore appassionato di S.T.A.L.K.E.R. si è ormai abituato a convivere. Certo, non sono capi di abbigliamento per tutti ma, d'altra parte, S.T.A.L.K.E.R. non è un videogioco per tutti, ammesso che di semplice "videogioco" si possa parlare.
Sulla pagina ufficiale di Facebook, Sasha Nikolsky di GSC si sta dando da fare per pubblicizzare la notizia e indirizzare la community a un breve questionario studiato per cominciare a sondare l'opinione dei potenziali acquirenti. Dopo il successo del videogioco e dell'editoria, potrebbe essere il terzo colpo a segno per il carismatico brand di GSC: chissà se qualche licenza verrà rilasciata anche sul mercato italiano dell'abbigliamento?..

giovedì 21 ottobre 2010

Stalker.pl intervista Sasha Nikolsky su S.T.A.L.K.E.R. 2



Una breve intervista. Sasha Nikolsky, responsabile GSC per la pagina ufficiale di S.T.A.L.K.E.R. su Facebook, ha risposto definendo, speriamo una volta per tutte, alcune basi su cui S.T.A.L.K.E.R. 2 verrà sviluppato.
Sul sito Stalker.pl è stata pubblicata l'intervista integrale, sia in polacco, sia in inglese. Qui riporto il testo completo di quest'ultima, fornendo una traduzione sommaria per ciascuna domanda/risposta, dal momento che non emerge alcuna informazione particolarmente innovativa rispetto a quel che già sappiamo (o crediamo di sapere!):

Copytco: In the interview found in the Net you said that “the game is being created at complitely new engine”. Is it brand new version of X-Ray, or freshly designed technology?
Sasha Nikolsky: It is a totally brand new engine.

C: Stalker 2 was told to be multiplatform game. Do you plan to develop in parallel both PC and consoles to cut down restrictions between platforms?
SN: We are developing Stalker 2 for PC and then it will be ported to console. PC is our favorite platform.

C: What about modders? Is support (meaning: kits and engine flexibility) for mods and modders going to be better than in previous games? Mods bring second youth to many games, just look at Gothic or Half-Life 2…
SN: We appreciate the modding community and we have some very talent and passionate modders. It is very important to us that the modding community can still get enjoyment from Stalker 2.

C: Do you plan to develop better multiplayer to finally use its potential?
SN: Our plan is to make every aspect of Stalker better. Single player, Multiplayer… everything. The main part about Stalker is the single player mode. However, we do want Multiplayer to be a bigger part of Stalker 2 as well. There will be the obvious normal game modes, like Death Match, Artifact Hunt, etc… and maybe a few suprises too. ;)

C: Are there any chances that Stalker 2 would go rather into RPG game, notconsidering mechanics, but the way the story is told, so non-linear plot, lots of moral wrinkles?
SN: The story in Stalker is very important. There will be a main quest of course but you will also be able to do what you like and have moral choices. Every aspect of subquests and stories will be more complex and play a bigger role on what the player experiences.


Dunque. Abbiamo la conferma che il nuovo motore grafico non sarà un'evoluzione dell'X-Ray, bensì un nuovo motore riscritto da zero; abbiamo la conferma che S.T.A.L.K.E.R. 2 verrà scritto prima per PC e poi "adattato" al modo delle console, dal momento che il PC è ancora la piattaforma preferita da GSC per sviluppare i propri videogiochi; abbiamo la conferma che GSC apprezza notevolmente l'impegno dei modders nel supporto e nel miglioramento di S.T.A.L.K.E.R. e che, quindi, è importante per GSC che la community prosegua tale impegno anche con S.T.A.L.K.E.R. 2; per quanto riguarda il multiplayer, Sasha afferma che il singleplayer rimane la parte principale della saga. Ciononostante GSC progetta di migliorare sia il singleplayer sia il multiplayer, ampliando anche quest'ultimo (come, non sembra sapersi esattamente ancora...); infine, per quanto riguarda la componente ruolistica, Sasha afferma che la "storia", intesa come "trama & intreccio" è molto importante in S.T.A.L.K.E.R.: ci sarà una storyline principale, ovviamente, ma il Giocatore sarà libero di fare più o meno quel che vorrà e ci saranno diverse scelte morali da compiere, anche nelle missioni secondarie (insomma, ci si aspetta che verrà ampliato e migliorato quel che si era raggiunto in CoP, direi).

venerdì 8 ottobre 2010

Darimar's Zone si rinnova!

Da oggi il sito e il blog di Darimar's Zone offrono ai visitatori una veste grafica completamente rinnovata. Ho cercato di mantenere la stessa impostazione artistica e di migliorare la resa estetica, ispirandomi direttamente ai più quotati siti russi dedicati al mondo di S.T.A.L.K.E.R. e alla Zona di esclusione.
La verità, tuttavia, è che non conosco poi così bene CSS e Javascript, quindi prego fin d'ora di notificarmi qualsiasi errore doveste rilevare navigando per il sito o leggendo il blog.
Ne approfitto per fare un saluto a tutti gli appassionati di S.T.A.L.K.E.R.!

mercoledì 6 ottobre 2010

Bandazhevsky: dove inizia il nucleare, finisce la democrazia. Intervista esclusiva di "Mondo in Cammino"

Massimo Bonfatti: Professore, per la Sua attività di ricercatore sulle conseguenze di Chernobyl, Lei è stato incarcerato in Bielorussia? Sa darmene le ragioni?
Prof. Bandazhevsky: Credo che le persone maldisposte e quelle che non volevano che io continuassi a parlare delle conseguenze della catastrofe di Chernobyl erano interessate al mio arresto. Ed è stato un processo lungo. Il primo preavviso mi è arrivato nel 1993, quando ho pubblicato e mandato al Governo Bielorusso la lettera sullo stato di salute dei bambini. È arrivato un preavviso serio a cui ne sono seguiti altri da parte di dirigenti dello Stato. Pertanto non ero molto sorpreso dal fatto che ci potessero essere delle repressioni. Invece una forma di repressione, cosi intensa e cosi umiliante, è stata una vera sorpresa per me. Mi aspettavo che potesse accadere. Penso che quanto ho affermato sia stato il vero motivo delle azioni contro di me. Dopo hanno predisposto una condanna fabbricata all'uopo e mi hanno tenuto incarcerato per 5 anni.

Massimo Bonfatti: Professore, perchè riferendosi al fallout di Chernobyl, Lei parla di genocidio del popolo bielorusso?
Prof. Bandazhevsky: Penso che nei confronti del popolo bielorusso, e del popolo che ha subito le conseguenze della catastrofe di Chernobyl, abbia veramente avuto luogo una sorta di genocidio.
Questa non è una forma di genocidio che si può registrare nel momento in cui si svolge. Questa è la forma che predetermina l’arrivo delle conseguenze della morte di un popolo. Col passare del tempo le persone muoiono, ma non capiscono perchè. Muoiono da irradiazione: essa porta gradualmente alla morte. In questa maniera si sta svolgendo una forma di genocidio strisciante, legata alle azioni del potere e delle strutture responsabili della sanità e della salute del popolo; queste strutture non fanno niente, anzi contribuiscono al fatto che la gente si ammali e alla fine muoia.

Massimo Bonfatti: Professore, Lei si definisce “cittadino di Chernobyl”. Perchè?
Prof. Bandazhevsky: Sono arrivato a Gomel, nella zona di Chernobyl, nel 1990 con il desiderio di aiutare la gente rimasta in questa difficile situazione, rimasta a vivere in zona contaminata. Sono arrivato perchè volevo aiutare: mi interessano i problemi riguardanti la salute, e ci sono rimasto a vivere finchè non mi hanno buttato fuori. Capisco quanto sia difficile lo stato di salute della gente che abita nel territorio colpito dall’incidente di Chernobyl. Le persone hanno bisogno d’aiuto, un aiuto da tutti coloro che capiscono ciò che sta loro accadendo. Per questo motivo, dopo la mia deportazione in Francia, sono ritornato il più vicino possibile al mio paese natale e cerco di aiutare le persone che abitano nelle zone contaminate.

Massimo Bonfatti: Professore, che pensa del rilancio del nucleare in Italia?
Prof. Bandazhevsky: Vedo che in Italia oggi esiste la moratoria sullo sviluppo dell’energia nucleare e la accolgo con soddisfazione. Ho percorso vari chilometri in Italia, ho visto tanti posti stupendi, ho parlato con la gente. Vedo che esistono delle zone dove si utilizza l’energia del sole, l’energia del vento.
Credo che l’Italia non debba rilanciare il programma del nucleare. Bisogna trovare delle soluzioni che possano fornire l’energia al paese mediante l’utilizzo di altri fonti. Sono tante. E in qualche modo questa terra bellissima, con una storia enorme, la storia mondiale, rimarrà pulita tanto quanto lo si potrà permettere. Perchè ci sono tanti posti sulla Terra contaminati con elementi radioattivi. Mio malgrado, devo constatare questa situazione sul territorio dell’ Ex-Unione Sovietica. Molte repubbliche che ne facevano parte, tra le quali anche la mia patria - la Repubblica di Belarus -, sono rimaste contaminate da elementi radioattivi, cosa molto pericoloso per la salute della gente. Oggi nel territorio colpito si ha un brutto quadro. Questo non solo per l’ influenza di Chernobyl, ma anche per quella avvenuta prima di Chernobyl, legata all’utilizzo dei sistemi nucleari militari e civili. Però il fatto rimane. Oggi la situazione demografica nei paesi dell’ Ex unione Sovietica è catastrofica: la mortalità è superiore alla natalità, si nota un aumento delle malattie gravi, e i motivi purtroppo non vengono verificati e indagati. Per questo io auguro al popolo italiano di preservare la propria nazione sana e la terra pulita.

Massimo Bonfatti: Professore, sulla base della Sua esperienza, che rapporto c’è tra il nucleare e la democrazia?
Prof. Bandazhevsky: Credo che la situazione tra democrazia e nucleare sia la seguente: in breve, oggi dove inizia il nucleare, finisce la democrazia. Ho visto molti paesi in Europa che si distinguono per principi democratici. Però quando iniziano a parlare del pericolo d’ irradiazione per la salute della gente, - tutto viene proibito, tutto viene escluso, - effettivamente la democrazia finisce. Ufficialmente si può parlare di qualsiasi situazione che concerne la violazione dei diritti umani, ma in nessun modo dei danni del nucleare sulla salute della gente.

Massimo Bonfatti: In Bielorussia sono iniziati i lavori per costruire la prima centrale nucleare. Cosa ne pensa?
Prof. Bandazhevsyj: Credo che non si debba fare. Questa centrale nucleare non serve. Non serve per vari motivi. Non serve perché non riconosce che la Belarus ne ha subito danni e deve chiedere aiuto alla comunità internazionale. La costruzione della centrale nucleare, invece, vuole attestare il fatto che il popolo e lo stato non considerano pericolosa l’ irradiazione del fall out di Chernobyl (ed è la questione più importante!) e aspira alla costruzione di nuova centrale nucleare. Inoltre capiamo bene quanto sia pericolosa la situazione radioattiva nella quale si trova oggi la Repubblica di Belarus. Praticamente tutto il paese è sotto l’effetto delle radiazioni. Nelle regioni contaminate da radiazione il pericolo è più alto, ma pure è presente per le persone delle regioni “pulite” che assumono prodotti alimentari con elementi radioattivi. Con questa situazione insistente sul territorio del paese, relativamente piccolo, è assolutamente illogico costruire una centrale nucleare che andrà a diffondere radionuclidi nell’ambiente. Da questo punto di vista non è assolutamente comprensibile il desiderio di costruire la centrale nucleare. Un’altra cosa da sottolineare. Sappiamo bene che le centrali nucleari civili partecipano ai programmi militari. Il desiderio dei dirigenti di Bielorussia di costruire le centrali nucleari è legato anche al desiderio di entrare nel club nucleare in modo da poter partecipare ai vari programmi militari. Capisco perfettamente che questo ci venga spiegato con la necessità di fornire la sicurezza allo stato. Però non capisco da chi e come in Europa bisogna fornire questa sicurezza. Per questi motivi sono contrario alla costruzione della centrale nucleare in Belarus. Credo che i fondi che si stanno cercando per la costruzione della centrale bisognerebbe innanzitutto utilizzarli per la salute della gente. La Belarus è un paese povero. La sua economia non è sviluppata in modo tale da poter parlare di sussistenza autonoma, perchè dipende totalmente dalle risorse energetiche che arrivano dalla Russia. Una nuova centrale significa finire soggiogati, è una dipendenza energetica dai paesi in possesso delle risorse energetiche. Per questo motivo sono contrario alla costruzione della centrale nucleare nella mia Patria.

Massimo Bonfatti: Professore, se è vero quello che Lei dice e quello che risulta dalle Sue ricerche, perchè l’Organizzazione Mondiale della Sanità non denuncia i pericoli sanitari dalle centrali nucleari?
Prof. Bandazhevsky: Esiste un Accordo tra l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Secondo questo Accordo, a mio parere è ingiusto per le persone, l’OMS non può ufficialmente divulgare le conseguenze dell’influsso delle radiazioni sulla salute della gente. Questo principio è antiumano ovvero la manifestazione di un rapporto antiumano verso la gente. Sono contrario a questa sorta di accordi e sostengo varie azioni mirate a bloccare questo Accordo; dopo tanti anni dall’adozione dell’Accordo, la gente sulla Terra, compresa anche quella colpita da Chernobyl, continua a morire dell’influsso radioattivo. Bisogna dire la verità alla gente, bisogna far vedere la verità e, in comunione di intenti, trovare le soluzioni in modo di assicurare la vita sul pianeta Terra. Lo sviluppo del nucleare mette in pericolo estremo ogni essere vivente sulla Terra.

Massimo Bonfatti: Si dice che Chernobyl sia stato e sia un problema dell’ Ex Unione Sovietica e che, quindi, in qualche modo non ci riguardi: pertanto si può essere sicuri delle centrali di nuova generazione?
Prof. Bandazhevsky: Le centrali nucleari costruite nella Ex Unione Sovietica sono veramente imperfette, innanzitutto dal punto di vista della sicurezza per ogni essere vivente sulla Terra. L’incidente di Chernobyl ce lo ha mostrato bene. In più, queste centrali stanno in un regime di mantenimento che non permette di chiuderle, fermarle o bloccarle. Questa è una situazione molto pericolosa per ogni essere vivente sulla Terra. Le conseguenze dell’influsso delle radiazioni si evidenzieranno in futuro. Questo si vede bene dall’esempio delle conseguenze sul popolo in Belarus o nei paesi Baltici o in Ucraina. Su ciò oggi esistono vari informazioni ufficiali. Oggi dopo l’influenza negli anni ’60, ovvero l’ importante fall out di radionuclidi, si evidenzia una situazione grave per la salute della gente in Belarus. Questo vorrei sottolinearlo, perchè penso che le conseguenze dell’incidente di Chernobyl ci debbano ancora arrivare in futuro. Ci troveremo di fronte ad una pesante crisi demografica. Gli agenti radioattivi, distruggendo l’apparato genetico delle persone, contribuiscono, in gran quantità, all’origine delle mutazioni. Le mutazioni si trasmettono di generazione in generazione tramite le cellule sessuali e si manifestano nelle generazioni future. Questo possiamo vederlo chiaro nelle serie disfunzioni presenti nella seconda generazione dopo l’incidente di Chernobyl. Purtroppo non posso trasmettere ottimismo alla gente perchè ci dobbiamo aspettare delle disfunzioni ancora più gravi. Questo è la manifestazione della radiazione, caratterizzata dall’ influenza degli elementi radioattivi incorporati: gli elementi penetrano nell’organismo, distruggono le strutture, accrescono la fame energetica nelle cellule dell’organismo umano, nelle cellule sessuali e, dopo un certo periodo (dopo varie generazioni), sopraggiungono gravi disfunzioni. Vorrei sottolineare che sono i radionuclidi a provocare varie malattie gravi, perchè distruggono i sistemi di coordinamento, distruggono i sistemi di regolazione nell’organismo umano.

Massimo Bonfatti: Chernobyl è distante da noi, centinaia e centinaia di chilometri e stiamo andando verso la fine del 2010. Tuttora, qui in occidente, ci riguardano le conseguenze di Chernobyl?
Prof. Bandazhevsky: Penso che non solo i paesi che direttamente si trovano vicino all’epicentro dell’incidente di Chernobyl ne abbiano risentito, ma anche i paesi dell’Europa. Gli elementi radioattivi ricaduti nell’ambiente, dopo l’incidente nel blocco N° 4 della centrale di Chernobyl, si sono diffusi in aria in tanti territori lontani. Insieme alle masse d’aria, essi hanno volato più volte attorno al nostro pianeta. Fra gli elementi che hanno interessato i cittadini dell’Europa, prevale un elemento leggero (di breve durata), lo iodio radioattivo. Proprio questo elemento radioattivo ha dato un colpo pesante alla salute della gente in Europa, in particolare in Francia e in altri paesi. É stata registrata una significativa quantità di casi di tumore alla tiroide. Credo, però, che l’incidenza di questa malattia sia legata al fatto che lo iodio radioattivo è arrivato nell’ organismo di persone che avevano già incorporato precedentemente gli elementi radioattivi, in particolare il Cesio 137. Questa azione mista dello iodio radioattivo e del cesio si è palesata nei termini rapidi di insorgenza del tumore della tiroide. Questo cesio aveva già svolto un’azione locale, era già sul territorio, ed ha creato la base, il quadro di sfondo dei disturbi energetici nell’organismo umano. Nelle regioni dove abitava la gente con il cesio incorporato, l’arrivo dello iodio radioattivo ha portato all’aumento significativo dei tumori alla tiroide. Questa è una mia considerazione, che si basa, però, anche sulle informazioni ricevute dai miei colleghi francesi.

Massimo Bonfatti: Professore, grazie per la Sua gentilezza e la Sua disponibilità.

Fonte: Progetto Humus, 5 ottobre 2010.

La Banca Europea per la Ricostruzione e Sviluppo incrementa i fondi per i progetti a Chernobyl

L’Ucraina e la Banca Europea per la Ricostruzione e Sviluppo (BERS) hanno concordato l’intensificazione della raccolta fondi per il completamento di tutti i progetti alla centrale nucleare di Chernobyl, per trasformarla in una struttura sicura.
L’accordo è stato raggiunto durante una riunione del comitato congiunto Ucraina-BERS guidata dal Vice Primo Ministro Andrey Kluev ed il vice presidente della BERS Horst Reichenbach.
Entrambe le parti hanno convenuto che il governo ucraino approverà i programmi per l’attuazione di tutti i “progetti Chernobyl” che saranno coordinati dalla BERS.
Secondo il vice presidente della BERS, la stima precisa del costo di tutti i progetti è già stata impostata e sarà approvata anche dall’Assemblea dei paesi donatori come base per la raccolta di ulteriori fondi.
Reichenbach ha anche espresso la speranza che la Russia assuma un ruolo più attivo nella ripartizione delle risorse per affrontare i problemi di Chernobyl.
"Un passo importante in questa direzione sarà un incontro tra un gruppo di rappresentanti del G8 e l’Ucraina nella seconda metà di ottobre", ha detto.
A sua volta, Kluev ha promesso che "non ci saranno eventuali problemi legati al finanziamento dei progetti Chernobyl dal bilancio dello Stato".
Una stima del costo ottimizzato per i progetti a Chernobyl, del valore di circa 2 miliardi di dollari, è stato presentato alla Conferenza dei donatori il 28 settembre, ed ha richiesto ulteriori contributi dei paesi per il “Chernobyl Shelter Fund”, di circa 850 milioni di dollari.
L’Ucraina nel mese di settembre ha iniziato la costruzione sul sito delle fondamenta per il nuovo sarcofago che coprirà il reattore distrutto.
Il 2011 è stato dichiarato in Ucraina, come "l'anno di risolvere i problemi di Chernobyl".
Una conferenza internazionale dedicata al 25° anniversario del disastro di Chernobyl in Ucraina si terrà nel prossimo mese di aprile.
Il disastro, il peggior incidente nucleare centrale nella storia, si è verificato nel mese di aprile 1986, presso la centrale nucleare di Chernobyl, 130 km da Kiev.

Fonte: news.xinhuanet.com, 6 ottobre 2010; Traduzione: Progetto Humus

domenica 3 ottobre 2010

S.T.A.L.K.E.R. - calendario di ottobre

Ecco il calendario di ottobre, suggestivo e riflessivo come ormai da qualche mese a questa parte:




Visualizza: versione normale - versione widescreen