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giovedì 17 marzo 2011

A testa bassa Kiev insiste sul nucleare

Chernobyl, Three Mile Island, Fukushima: e allora? L’Ucraina non ha nessuna intenzione di abbandonare l’utilizzo dell’energia nucleare per scopi civili poiché ad essa da queste parti non ci sono alternative. Non é una questione ideologica, ma estremamente pratica, se a Kiev non si vuole tornare d’improvviso all’etá della pietra.
Ieri il primo ministro Mykola Azarov ha detto che solo le nazioni ricche possono permettersi di discutere ora la chiusura delle centrali. Impossibile insomma fare meno dell’atomo in un paese che soddisfa il 50% del proprio fabbisogno energetico proprio con questo tipo di energia.
Niente ripensamenti, ma qualche controllo in più sí. Energoatom, l’ente statale che gestisce i quindici reattori del Paese, ha annunciato di aver intensificato i controlli. Spronato dagli eventi giapponesi, il presidente Yury Nedashkovsky ha affermato “bisogna rafforzare le priorità per la sicurezza e l’affidabilità degli impianti”. Squadre di ingegneri specializzati analizzeranno a fondo i sistemi di comunicazione e di emergenza per assicurare la prontezza di intervento in caso di allarme nelle quattro centrali dove sono distribuiti i quindici reattori: Rivne (4), Khmelnitsky (2) Zaporizhzhia (6) e Yuzhnoukrainsk (3).
Le prime due centrali si trovano nel nord del paese, secondo gli ambientalisti in zone non immuni da rischi sismici. Nel 1986, dopo la tragedia di Chernobyl, era stata bloccata la costruzione della centrale di Shchlolkine, sul Mar Nero, per questioni di sicurezza. In quella di Chernobyl si può andare ora a fare un po’ di vacanza.

Fonte: East Side Report, 16 marzo 2011.

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