Il presidente Victor Yanukovich ha dato naturalmente solidarietà a Tokio e assicurato appoggio e aiuto tecnico nel caso ce ne fosse bisogno, ma i media si sono occupati in questi giorni più dei battibecchi politici tra governo e opposizione e la gran parte della popolazione pare più impegnata ad affrontare gli effetti del caro vita che a riflettere sull’incidente di Fukushima. Alcuni esperti hanno sottolineato più che altro la difficile comparazione tra quello che è successo in Giappone e la tragedia nell’ex repubblica sovietica. “I reattori giapponesi sono moderni e costruiti per le zone sismiche, non dovrebbero esserci conseguenze simili a quelli di Chernobyl”, ha detto all’agenzia Interfax Valeriy Glygalo, capo del Chernobyl Centre for Nuclear Security.
Gli ucraini sono abituati a convivere con il nucleare e mentre altrove si pensa anche alle alternative (la Germania ha scelto di fare una pausa), a Kiev nessun politico ha dato segno di voler mutare corso. Nel Paese sinonimo di disastro nucleare sono in funzione oggi una quindicina di reattori che producono circa il 50% dell’energia, due impianti sono in costruzione e ci sono progetti per altri nove. Negli ultimi mesi la centrale Chernobyl é diventata addirittura meta turistica, con tour operator che offrono gite di un giorno nella zona off limits, e non incute più particolare timore.
Da quando la rivista americana Forbes ha messo la zona del sarcofago in cima alla lista dei posti più “esotici” dove andare in vacanza, i prezzi per le visite sono raddoppiati, sino a 160 dollari a testa. Prezzi che pagano non solo stranieri in cerca di emozioni, ma anche molti ucraini che in questi giorni affollano i bus che in meno di due ore raggiungono da Kiev la zona del disastro.
Fonte: East Side Report, 15 marzo 2011.
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