Darimar's Zone: sito divulgativo dedicato alla Zona di esclusione, all'incidente nucleare di Chernobyl e al videogioco S.T.A.L.K.E.R.

sabato 25 settembre 2010

Chernobyl: al via il nuovo sarcofago

Chernobyl avrà presto un nuovo sarcofago: sono infatti iniziati i lavori per la copertura che sostituirà quella ormai vecchia che era stata posta sopra il reattore n. 4, esploso nel 1986, con un’enorme dispersione di sostanze fortemente radioattive. Questa misura di sicurezza serve a ridurre la minaccia delle radiazioni “chiudendo” il reattore sotto un’enorme campana che coprirà 39 mila metri quadrati, per un’altezza di 180 metri e un peso di ventimila tonnellate, e che verrà ultimata in cinque anni.
Il consorzio Novark, formato dalle società francesi Bouygues e Vinci, ha fatto installare ieri i primi 12 pali sulle fondamenta ormai ricche di crepe del sito. Il sarcofago, che sarà costruito a 180 metri di distanza dal sito per ridurre, per quanto possibile, i livelli delle radiazioni per gli operai, verrà poi trasportato su dei binari fino ai pali. Il costo dell’intero progetto ammonta a oltre un miliardo di euro. Non è il primo sarcofago che viene costruito per limitare la radioattività presente nell’area: dopo l’esplosione, il quarto reattore venne coperto da una campana di calcestruzzo, ma questa installazione, costruita frettolosamente e in grado di garantire una sicurezza di 20-30 anni, oggi non può più essere considerata idonea.
La centrale nucleare di Chernobyl contava ai tempi dell’Urss quattro reattori. Quando esplose il quarto, il 26 aprile del 1986, l’allora leader sovietico Mikhail Gorbaciov tentò all’inizio di tenere segreto l’incidente, ma quando le scorie radioattive cominciarono a propagarsi in tutto il continente, Mosca dovette riconoscere la verità. Delle decine di migliaia di uomini e donne dell’Unione Sovietica chiamati nella centrale a ripulire le scorie, un numero altissimo è morto precocemente.
Chernobyl era tornata alla ribalta nei giorni scorsi, quando alcuni media avevano denunciato l’ultima moda del turismo “estremo”, ovvero visitare i luoghi della tragedia dove, dosimetro alla mano, vengono registrate radiazioni 35 volte superiori alla norma. Là dove il tempo si è fermato: pannelli dell’Unione Sovietica pendono ancora dagli edifici, nelle case evacuate si trovano libri e giocattoli impolverati, nelle mense scolastiche decine di maschere a gas. Alcune persone, in un contesto decisamente surreale per il turismo, girano, fotografano, immortalano lo scenario immutato della più grande catastrofe del nucleare. Una giovane psicologa belga, Davinia Schoutteten, ha ammesso di avere un po’ di paura delle radiazioni: “Dopo il viaggio, butterò via le scarpe”. Bastasse quello.
Ma non tutta la zona è abbandonata: alcuni anziani sono rimasti, e sorprendentemente hanno avuto meno perdite legate alla radioattività. E di recente si è anche scoperto che la flora è riuscita bene ad adattarsi al nuovo, letale, ambiente. Una squadra di scienziati slovacchi ha infatti scoperto negli scorsi giorni il segreto biologico delle piante che sono riuscite a proliferare nonostante si trovassero a due passi dal reattore maledetto: tutto sta nel cambiamento del proteoma dei vegetali, ovvero dell’insieme delle proteine prodotte, che si adatta permettendo alle piante di sopravvivere anche in condizioni di alta radioattività. Gli studiosi sostengono che questo alto livello di adattabilità risalga a milioni di anni fa, quando alcune forme di vita erano esposte a livelli elevati di radiazioni naturali.


Fonte: Il Secolo XIX.it, 24 settembre 2010

2 commenti:

  1. Chissà se l'incremento di "turisti" nella zona è stato stimolato anche da S.T.A.L.K.E.R.? Io a tutt'oggi una visita ce la vorrei fare! Anzi, ora che stanno per coprire il tutto sotto una cupola penso che mi dovrò sbrigare... Sò di alcuni ostelli che organizzano visite guidate all'interno della Zona. Tu che sicuramente sei più informato sapresti dare qualche consiglio?

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  2. Di certo S.T.A.L.K.E.R. ha indotto una larga fetta di giocatori a interessarsi attivamente all'incidente del 1986 e, quindi, a conoscere la Zona di esclusione. I forum internazionali di S.T.A.L.K.E.R. sono pieni di gallerie fotografiche di gente che è stata a Pripyat o nei dintorni.
    C'è anche da dire che il maggiore successo è stato riscosso proprio nell'ex Unione Sovietica, dove i dettagli della tragedia erano già ampiamente conosciuti e vissuti in prima persona.
    Che io sappia l'unico canale "ufficiale" per accedere ai viaggi turistici organizzati a Pripyat e nella Zona rimane pripyat.com (le escursioni vengono organizzate con una frequenza molto elevata), un po' a causa delle restrizioni d'accesso che ancora esistono e un po' perchè - per ragioni economiche - l'Ucraina ha dovuto suo malgrado sfruttare le possibilità economiche offerte da questo genere di turismo.

    http://forum.pripyat.com/forumdisplay.php?f=23

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