Come se nulla fosse, o quasi. L’allarme atomico di un’altra Chernobyl in Giappone arriva in Ucraina senza destare particolare sconcerto, quasi la proverbiale flemma orientale fosse anche una virtù della repubblica ex sovietica. Strana cosa per un Paese che ha conosciuto la più grande catastrofe del nuclere civile della storia. Ma tant’é, così va da queste parti proprio alla vigilia del 25esimo anniversario (26 aprile) dell’incidente al reattore numero 4 della centrale.
Il presidente Victor Yanukovich ha dato naturalmente solidarietà a Tokio e assicurato appoggio e aiuto tecnico nel caso ce ne fosse bisogno, ma i media si sono occupati in questi giorni più dei battibecchi politici tra governo e opposizione e la gran parte della popolazione pare più impegnata ad affrontare gli effetti del caro vita che a riflettere sull’incidente di Fukushima. Alcuni esperti hanno sottolineato più che altro la difficile comparazione tra quello che è successo in Giappone e la tragedia nell’ex repubblica sovietica. “I reattori giapponesi sono moderni e costruiti per le zone sismiche, non dovrebbero esserci conseguenze simili a quelli di Chernobyl”, ha detto all’agenzia Interfax Valeriy Glygalo, capo del Chernobyl Centre for Nuclear Security.
Gli ucraini sono abituati a convivere con il nucleare e mentre altrove si pensa anche alle alternative (la Germania ha scelto di fare una pausa), a Kiev nessun politico ha dato segno di voler mutare corso. Nel Paese sinonimo di disastro nucleare sono in funzione oggi una quindicina di reattori che producono circa il 50% dell’energia, due impianti sono in costruzione e ci sono progetti per altri nove. Negli ultimi mesi la centrale Chernobyl é diventata addirittura meta turistica, con tour operator che offrono gite di un giorno nella zona off limits, e non incute più particolare timore.
Da quando la rivista americana Forbes ha messo la zona del sarcofago in cima alla lista dei posti più “esotici” dove andare in vacanza, i prezzi per le visite sono raddoppiati, sino a 160 dollari a testa. Prezzi che pagano non solo stranieri in cerca di emozioni, ma anche molti ucraini che in questi giorni affollano i bus che in meno di due ore raggiungono da Kiev la zona del disastro.
Il presidente Victor Yanukovich ha dato naturalmente solidarietà a Tokio e assicurato appoggio e aiuto tecnico nel caso ce ne fosse bisogno, ma i media si sono occupati in questi giorni più dei battibecchi politici tra governo e opposizione e la gran parte della popolazione pare più impegnata ad affrontare gli effetti del caro vita che a riflettere sull’incidente di Fukushima. Alcuni esperti hanno sottolineato più che altro la difficile comparazione tra quello che è successo in Giappone e la tragedia nell’ex repubblica sovietica. “I reattori giapponesi sono moderni e costruiti per le zone sismiche, non dovrebbero esserci conseguenze simili a quelli di Chernobyl”, ha detto all’agenzia Interfax Valeriy Glygalo, capo del Chernobyl Centre for Nuclear Security.
Gli ucraini sono abituati a convivere con il nucleare e mentre altrove si pensa anche alle alternative (la Germania ha scelto di fare una pausa), a Kiev nessun politico ha dato segno di voler mutare corso. Nel Paese sinonimo di disastro nucleare sono in funzione oggi una quindicina di reattori che producono circa il 50% dell’energia, due impianti sono in costruzione e ci sono progetti per altri nove. Negli ultimi mesi la centrale Chernobyl é diventata addirittura meta turistica, con tour operator che offrono gite di un giorno nella zona off limits, e non incute più particolare timore.
Da quando la rivista americana Forbes ha messo la zona del sarcofago in cima alla lista dei posti più “esotici” dove andare in vacanza, i prezzi per le visite sono raddoppiati, sino a 160 dollari a testa. Prezzi che pagano non solo stranieri in cerca di emozioni, ma anche molti ucraini che in questi giorni affollano i bus che in meno di due ore raggiungono da Kiev la zona del disastro.
Fonte: East Side Report, 15 marzo 2011.
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