Intanto ricercatori hanno monitorato 12500 persone che avevano meno di 18 anni al momento dell'incidente, misurando appena due mesi dopo la tragedia i livelli di Iodio-131, un isotopo radioattivo rilasciato in abbondanza dopo l'esplosione della centrale. I pazienti sono poi stati visitati dopo 12 anni, e quindi seguiti per i 10 anni successivi.
In questo lasso di tempo 65 persone hanno avuto una diagnosi di cancro alla tiroide, e la probabilità è risultata doppia per ogni gray (unità di radiazione assorbita) misurato nei pazienti.Secondo altri studi portati avanti sulle persone che sono sopravvissute alle bombe atomiche il rischio inizia a diminuire a 30 anni dall'esposizione, ma a 40 anni è ancora più alto che nella popolazione media. Le stime sui potenziali danni a lungo termine dell'esplosione di Chernobyl sono divergenti: studi dell'Oms parlano di un massimo di 6mila morti, mentre secondo altre ricerche, soprattutto di associazioni ambientaliste, potrebbero essere più di 100mila.
Fonte: ansa.it (clicka per visionare la galleria fotografica), 24 marzo 2011.
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