Sotto la "coperta" ribollono 190 tonnellate materiale radioattivo
Venticinque anni dopo la catastrofe nucleare, da Chernobyl si leva un nuovo allarme. Secondo l'ex direttore della centrale, Michail Umanez, le condizioni del sarcofago che avvolge il reattore numero 4 - quello che esplose il 26 aprile del 1986 - sono estremamente deteriorate: "Il rischio che crolli il sarcofago in metallo e cemento aumenta ogni giorno, perché la radioattività decompone i materiali".
Secondo i dati raccolti da Greenpeace, che ha organizzato un convegno a Kiev, sotto la "coperta di cemento" giacciono circa 190 tonnellate di materiale altamente radioattivo: se la copertura dovesse cedere, potrebbero liberarsi nell'atmosfera circa cinque tonnellate di polvere radioattiva.
Fintanto che non verrà realizzato un nuovo "super-sarcofago" - quello attuale è stato progettato per durare fino al 2016 - "esiste concretamente il rischio - ha ribadito Umanez - che un'altra nube nucleare si sprigioni sull'Europa occidentale". Ma per realizzare questo progetto, all'Ucraina mancano i soldi, ragione che ha indotto il Paese a rivolgere un appello alle Nazioni Unite.
Venticinque anni dopo la catastrofe nucleare, da Chernobyl si leva un nuovo allarme. Secondo l'ex direttore della centrale, Michail Umanez, le condizioni del sarcofago che avvolge il reattore numero 4 - quello che esplose il 26 aprile del 1986 - sono estremamente deteriorate: "Il rischio che crolli il sarcofago in metallo e cemento aumenta ogni giorno, perché la radioattività decompone i materiali".
Secondo i dati raccolti da Greenpeace, che ha organizzato un convegno a Kiev, sotto la "coperta di cemento" giacciono circa 190 tonnellate di materiale altamente radioattivo: se la copertura dovesse cedere, potrebbero liberarsi nell'atmosfera circa cinque tonnellate di polvere radioattiva.
Fintanto che non verrà realizzato un nuovo "super-sarcofago" - quello attuale è stato progettato per durare fino al 2016 - "esiste concretamente il rischio - ha ribadito Umanez - che un'altra nube nucleare si sprigioni sull'Europa occidentale". Ma per realizzare questo progetto, all'Ucraina mancano i soldi, ragione che ha indotto il Paese a rivolgere un appello alle Nazioni Unite.
Fonte: TMNews, 9 aprile 2011.
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