Se la zona di Chernobyl viene considerata dalle autorità ucraine ormai quasi come un’attrazione turistica priva di pericoli, dal sud del Paese, da un villaggio vicino a Dnipropetrovsk, arriva un allarme radioattivo che preoccupa non solo i movimenti ecologisti che hanno portato all’attenzione dei media la questione. Nei pressi di una vecchia miniera di uranio nel villaggio di Dovhyvka, chiusa 27 anni fa, le radiazioni sarebbero superiori di 4-5 volte a quelle che si registrano oggi nell’ex centrale nucleare teatro nel 1986 del più grave incidente di tutti i tempi.
Secondo Oleksiy Vedmidsky, leader del gruppo verde che ha denunciato il fatto al quotidiano Segodnya, sette milioni di tonnellate di materiale radioattivo sono ancora custodite nel sito abbandonato e si tratterebbe di una vera e propria “seconda Chernobyl”, con pericoli estremi per gli abitanti di tutta la zona. Serhiy Milyutyn, portavoce dell’amministrazione regionale di Dnimpropetrovsk, centro industriale a circa 400 km dalla capitale Kiev, ha già affermato che l’allarme è infondato e che le misurazioni degli ecologisti sono errate, ma intanto la procura ha disposto ieri provvedimenti per limitare l’accesso nella zona.Il territorio in questione è limitato, circa 500 metri quadrati, ma nelle vicinanze vivono circa 5000 persone ignare del presunto pericolo.
Per il rappresentante della Fondazione ecologica internazionale Alexei Vedmidsky le radiazioni superano i 2500 micro-roengten per ora, quando la norma sarebbe di 30. Nella regione di Chernobyl se ne misurano 500-600. L’area dove sorge la miniera, attiva dal 1953 al 1984, è stata ufficialmente decontaminata, l’ufficio del procuratore regionale ha però avviato nuovi accertamenti per verificare eventuali inadempimenti.
Il presidente ucraino Victor Yanukovich intanto oggi ha commemorato oggi la giornata dei liquidatori, dedicata a tutti gli operatori che nel periodo successivo alla catastrofe di Chernobyl hanno lavorato alla decontaminazione della zona e alla costruzione del sarcofago per ricoprire la centrale nucleare esplosa il 26 aprile del 1986. Il 14 dicembre dello stesso anno fu completata la costruzione del mantello protettivo. Circa 600 mila persone, tra militari e civili, furono i liquidatori provenenti non solo da Ucraina, ma anche da Russia e Bielorussia, repubbliche che all’epoca dell’incidente facevano parte dell’Unione Sovietica, impegnati nei lavori.
Entro il prossimo anno, in cui si celebra il 25esimo anniversario della catastrofe, sarà terminata la costruzione del nuovo sarcofago e il governo di Kiev ha annunciato proprio ieri di voler aprire a tutti i turisti l’area del più grave incidente nella storia del nucleare civile. Anche ora gruppi organizzati possono ottenere il permesso di entrare nella zona proibita, quella entro i 30 km dal reattore numero 4, ma dal 2011 anche i turisti fai da te avranno la possibilità di arrivare senza troppi ostacoli alla città fantasma.
Secondo Oleksiy Vedmidsky, leader del gruppo verde che ha denunciato il fatto al quotidiano Segodnya, sette milioni di tonnellate di materiale radioattivo sono ancora custodite nel sito abbandonato e si tratterebbe di una vera e propria “seconda Chernobyl”, con pericoli estremi per gli abitanti di tutta la zona. Serhiy Milyutyn, portavoce dell’amministrazione regionale di Dnimpropetrovsk, centro industriale a circa 400 km dalla capitale Kiev, ha già affermato che l’allarme è infondato e che le misurazioni degli ecologisti sono errate, ma intanto la procura ha disposto ieri provvedimenti per limitare l’accesso nella zona.Il territorio in questione è limitato, circa 500 metri quadrati, ma nelle vicinanze vivono circa 5000 persone ignare del presunto pericolo.
Per il rappresentante della Fondazione ecologica internazionale Alexei Vedmidsky le radiazioni superano i 2500 micro-roengten per ora, quando la norma sarebbe di 30. Nella regione di Chernobyl se ne misurano 500-600. L’area dove sorge la miniera, attiva dal 1953 al 1984, è stata ufficialmente decontaminata, l’ufficio del procuratore regionale ha però avviato nuovi accertamenti per verificare eventuali inadempimenti.
Il presidente ucraino Victor Yanukovich intanto oggi ha commemorato oggi la giornata dei liquidatori, dedicata a tutti gli operatori che nel periodo successivo alla catastrofe di Chernobyl hanno lavorato alla decontaminazione della zona e alla costruzione del sarcofago per ricoprire la centrale nucleare esplosa il 26 aprile del 1986. Il 14 dicembre dello stesso anno fu completata la costruzione del mantello protettivo. Circa 600 mila persone, tra militari e civili, furono i liquidatori provenenti non solo da Ucraina, ma anche da Russia e Bielorussia, repubbliche che all’epoca dell’incidente facevano parte dell’Unione Sovietica, impegnati nei lavori.
Entro il prossimo anno, in cui si celebra il 25esimo anniversario della catastrofe, sarà terminata la costruzione del nuovo sarcofago e il governo di Kiev ha annunciato proprio ieri di voler aprire a tutti i turisti l’area del più grave incidente nella storia del nucleare civile. Anche ora gruppi organizzati possono ottenere il permesso di entrare nella zona proibita, quella entro i 30 km dal reattore numero 4, ma dal 2011 anche i turisti fai da te avranno la possibilità di arrivare senza troppi ostacoli alla città fantasma.
Fonte: Ecquo, 15 dicembre 2010
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