L’Ucraina ha reso omaggio alle vittime della catastrofe di Chernobyl, 24 anni dopo il peggior incidente nucleare della storia.
Il presidente Viktor Yanukovich e alti funzionari di Stato hanno deposto fiori ed acceso una candela al memoriale per le vittime a Kiev, ed osservato un minuto di silenzio.
In Ucraina, il 14 dicembre è stato nominato “giorno dei liquidatori”, in onore di coloro che furono incaricati di gestire ed affrontare le conseguenze dell’incidente sul sito del disatro di Chernobyl.
Non ci sono cifre esatte di quanti furono i liquidatori, la maggior parte di questi proveniva da paesi come Ucraina, Russia e Bielorussia.
Sergei Krasilnikov è stata una delle centinaia di persone inviate a ripulire il luogo dell’incidente e la zona circostante. Si lamenta di ciò che chiama mancanza, da parte del governo, di attenzioni alle esigenze degli ex liquidatori: “Il governo non ci supporta. Per ottenere i compensi che ci spettano dobbiamo ricorrere a via legali. Non è ridicolo?”
L’Ucraina spende circa il cinque per cento del suo bilancio annuale per le prestazioni dovute ai liquidatori di Chernobyl. Aleksandr Vovka ha ricevuto, durante le operazioni di liquidazione, una dose di radiazione cinque volte superiore al limite massimo annuale. Egli riceve sussidi statali speciali, per l’alloggio, l’uso gratuito di mezzi pubblici ed un assegno mensile. “Ufficialmente dovrei ricevere 640 dollari al mese… l’ultima volta ne ho ricevuti solo 190...”, dice.
Il tasso di tumori tra questa gente è circa quattro volte più elevato che nel resto della popolazione. I benefici sanitari che spettano ai liquidatori includono principalmente l’accesso gratuito ai medicinali, ai sanatori ed alle case di cura.
“Sono andato lì poche volte, ma ora sono troppo malato per essere riabilitato. L’ultima volta ho ricevuto 20 dollari di sussidio statale per recarmi in un luogo di cura”, dice il liquidatore Alexander Vovka.
In Ucraina, sono solo più di 2 milioni le persone ufficialmente designate come “vittime dell’incidente di Chernobyl”. Tuttavia, quasi un quarto di secolo dopo, queste vivono con quello che chiamano un “supporto irrisorio” da parte dello Stato.
Il presidente Viktor Yanukovich e alti funzionari di Stato hanno deposto fiori ed acceso una candela al memoriale per le vittime a Kiev, ed osservato un minuto di silenzio.
In Ucraina, il 14 dicembre è stato nominato “giorno dei liquidatori”, in onore di coloro che furono incaricati di gestire ed affrontare le conseguenze dell’incidente sul sito del disatro di Chernobyl.
Non ci sono cifre esatte di quanti furono i liquidatori, la maggior parte di questi proveniva da paesi come Ucraina, Russia e Bielorussia.
Sergei Krasilnikov è stata una delle centinaia di persone inviate a ripulire il luogo dell’incidente e la zona circostante. Si lamenta di ciò che chiama mancanza, da parte del governo, di attenzioni alle esigenze degli ex liquidatori: “Il governo non ci supporta. Per ottenere i compensi che ci spettano dobbiamo ricorrere a via legali. Non è ridicolo?”
L’Ucraina spende circa il cinque per cento del suo bilancio annuale per le prestazioni dovute ai liquidatori di Chernobyl. Aleksandr Vovka ha ricevuto, durante le operazioni di liquidazione, una dose di radiazione cinque volte superiore al limite massimo annuale. Egli riceve sussidi statali speciali, per l’alloggio, l’uso gratuito di mezzi pubblici ed un assegno mensile. “Ufficialmente dovrei ricevere 640 dollari al mese… l’ultima volta ne ho ricevuti solo 190...”, dice.
Il tasso di tumori tra questa gente è circa quattro volte più elevato che nel resto della popolazione. I benefici sanitari che spettano ai liquidatori includono principalmente l’accesso gratuito ai medicinali, ai sanatori ed alle case di cura.
“Sono andato lì poche volte, ma ora sono troppo malato per essere riabilitato. L’ultima volta ho ricevuto 20 dollari di sussidio statale per recarmi in un luogo di cura”, dice il liquidatore Alexander Vovka.
In Ucraina, sono solo più di 2 milioni le persone ufficialmente designate come “vittime dell’incidente di Chernobyl”. Tuttavia, quasi un quarto di secolo dopo, queste vivono con quello che chiamano un “supporto irrisorio” da parte dello Stato.
Fonte: presstv.ir, 15 dicembre 2010; Traduzione: Progetto Humus
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