Nel 1986, un’esplosione durante i test nella centrale alle prime ore del mattino del 26 aprile, inviò un fallout radioattivo nell’atmosfera che si è diffuso in tutta Europa, in particolare contaminando Bielorussia, Ucraina e Russia. La nuova struttura, una gigantesca copertura che sigillerà completamente i resti dell’edificio del reattore colpito dall’esplosione, dovrebbe essere completata entro il 2015. Il nuovo strato di rivestimento sarà spesso da 7 a 20 metri in alcuni punti, e includerà un sistema di pressurizzazione interno alla parete per evitare la fuoriuscita di polvere radioattiva. Il rivestimento arriverà dalla Turchia, almeno 600 mila bulloni arriveranno dall’Italia, e i lavoratori proverranno da Libano, Siria, Irlanda, India e Filippine.
“E’ un prototipo, e non esiste in nessun’altra parte del mondo”, dice Nicolas Caillé, direttore del progetto alla Novarka, una società coinvolta nel progetto. “Dobbiamo quindi fare un lavoro perfetto.” Dopo l’evacuazione tardiva della popolazione e l’utilizzo massiccio di boro per rallentare la diffusione di radiazioni, l’allora amministrazione sovietica decise la costruzione di un sarcofago che chiudesse il nucleo fuso e le scorie altamente radiattive che altrimenti avrebbero potuto contaminare ancora di più le regioni circostanti. La struttura, costruita a tempo di record dai militari sovietici, ha iniziato fin da subito a mostrare i suoi difetti, come crepe o perdita di acqua contaminata. In seguito si sono tentate diverse operazioni di consolidamento temendo addirittura il crollo della struttura.
Ora la nuova cupola – progettata per durare almeno 100 anni – potrà dare il tempo necessario alle autorità ucraine e biolorusse di progettare e realizzare un sito per contenere le scorie altamente radioattive presenti all’interno dell’attuale impianto, e che prima o poi dovranno essere rimosse.
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