Un nuovo sarcofago verrà costruito per sigillare quasi 200 tonnellate di barre di combustibile nucleare fuse all’interno dei resti del reattore distrutto e che si “siederà” sulla struttura protettiva esistente. Ma la costruzione potrebbe essere fermata se i paesi donatori non riusciranno a fornire fondi.
Nella sala di controllo del reattore n.4 distrutto è tutta confusione. Polverosa e buia, la parete semicircolare di pannelli sorge silenziosa. Il fatto che per stare qui ci si veste con tute protettive bianche, maschere e che ci si munisca di contatori per le radiazioni, aggiunge solo la sensazione che questo luogo sia un vero e proprio monumento alla memoria dei terribili fatti del 26 aprile 1986.
“E’ tutto inquietante, non c’è alcun dubbio… qui ci sono i fantasmi del passato. Non si può fare a meno di capire quando si arriva in luoghi come questi di come sia importante fare le cose in modo sicuro. Le conseguenze di non volerle fare potrebbero andare oltre la nostra immaginazione”, dice Laurin Dodd, direttore generale del progetto di attuazione del “New Shelter” di Chernobyl.
Nelle settimane seguenti all’esplosione, migliaia di persone rischiarono la loro vita per la costruzione dell’attuale sarcofago sul reattore n.4. Sempre e solo pensato per essere “temporaneo”, oggi questa disposizione sgangherata di muri di cemento e pannelli di lamiera ondulata, è tenuta insieme da ponteggi.
“Questa struttura è un ponteggio particolare che tiene su la parete occidentale del reattore. Dopo l’incidente, la parete ovest del reattore era incrinata verso l’esterno e si temeva che potesse rilasciare le quasi 200 tonnellate di combustibile radioattivo, che ancora vi si trovano all’interno, nell’atmosfera”, ha spiegato Dodd.
L’area vicino alla parete ovest del reattore è ormai un cantiere. Simile ad un arco gigantesco, abbastanza grande da contenere la Cattedrale di St.Paul, il nuovo sarcofago verrà costruito a distanza dal reattore e poi fatto scivolar sopra attraverso dei binari.
Simon Evans della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) sta supervisionando il progetto: “Più ci si avvicina al sarcofago, più i livelli di radiazione sono più alti, così le difficoltà di costruire qualcosa sul sito si moltiplicano. Quindi se si può lavorare il più lontano possibile sarebbe più facile”.
Il costo totale di questo ambizioso progetto è di 1.6 miliardi di euro, ma nonostante le promesse del G8, mancano ancora 740 milioni di Euro per coprire i costi. E’ da notare come i maggiori contributi arrivino in primo luogo dall’Europa ed in decima posizione dalla Russia, dove il reattore venne costruito in epoca sovietica.
Il presidente della BERS, Thomas Mirow, ha ammesso che questo è un momento difficile per la raccolta fondi, ma ha detto che i paesi donatori dovrebbero “pensare oltre” l’attuale clima economico.
“Questo è un caso eccezionale. Penso che tutti i principali attori della comunità internazionale dovrebbero esserne coinvolti per riuscire a reperire il denaro”, ha detto.
La banca utilizzerà il 25° anniversario del disastro per fare un ultimo sforzo nella raccolta dei fondi necessari alla costruzione del nuovo sarcofago. Ma anche con il rettore stesso assicurato, non bisogna dimenticare che i territori circostanti Chernobyl rimarranno contaminati per decine di migliaia di anni.
Nella sala di controllo del reattore n.4 distrutto è tutta confusione. Polverosa e buia, la parete semicircolare di pannelli sorge silenziosa. Il fatto che per stare qui ci si veste con tute protettive bianche, maschere e che ci si munisca di contatori per le radiazioni, aggiunge solo la sensazione che questo luogo sia un vero e proprio monumento alla memoria dei terribili fatti del 26 aprile 1986.
“E’ tutto inquietante, non c’è alcun dubbio… qui ci sono i fantasmi del passato. Non si può fare a meno di capire quando si arriva in luoghi come questi di come sia importante fare le cose in modo sicuro. Le conseguenze di non volerle fare potrebbero andare oltre la nostra immaginazione”, dice Laurin Dodd, direttore generale del progetto di attuazione del “New Shelter” di Chernobyl.
Nelle settimane seguenti all’esplosione, migliaia di persone rischiarono la loro vita per la costruzione dell’attuale sarcofago sul reattore n.4. Sempre e solo pensato per essere “temporaneo”, oggi questa disposizione sgangherata di muri di cemento e pannelli di lamiera ondulata, è tenuta insieme da ponteggi.
“Questa struttura è un ponteggio particolare che tiene su la parete occidentale del reattore. Dopo l’incidente, la parete ovest del reattore era incrinata verso l’esterno e si temeva che potesse rilasciare le quasi 200 tonnellate di combustibile radioattivo, che ancora vi si trovano all’interno, nell’atmosfera”, ha spiegato Dodd.
L’area vicino alla parete ovest del reattore è ormai un cantiere. Simile ad un arco gigantesco, abbastanza grande da contenere la Cattedrale di St.Paul, il nuovo sarcofago verrà costruito a distanza dal reattore e poi fatto scivolar sopra attraverso dei binari.
Simon Evans della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) sta supervisionando il progetto: “Più ci si avvicina al sarcofago, più i livelli di radiazione sono più alti, così le difficoltà di costruire qualcosa sul sito si moltiplicano. Quindi se si può lavorare il più lontano possibile sarebbe più facile”.
Il costo totale di questo ambizioso progetto è di 1.6 miliardi di euro, ma nonostante le promesse del G8, mancano ancora 740 milioni di Euro per coprire i costi. E’ da notare come i maggiori contributi arrivino in primo luogo dall’Europa ed in decima posizione dalla Russia, dove il reattore venne costruito in epoca sovietica.
Il presidente della BERS, Thomas Mirow, ha ammesso che questo è un momento difficile per la raccolta fondi, ma ha detto che i paesi donatori dovrebbero “pensare oltre” l’attuale clima economico.
“Questo è un caso eccezionale. Penso che tutti i principali attori della comunità internazionale dovrebbero esserne coinvolti per riuscire a reperire il denaro”, ha detto.
La banca utilizzerà il 25° anniversario del disastro per fare un ultimo sforzo nella raccolta dei fondi necessari alla costruzione del nuovo sarcofago. Ma anche con il rettore stesso assicurato, non bisogna dimenticare che i territori circostanti Chernobyl rimarranno contaminati per decine di migliaia di anni.
Fonte: bbc.co.uk, 2 febbraio 2011; Traduzione: Progetto Humus
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