Darimar's Zone: sito divulgativo dedicato alla Zona di esclusione, all'incidente nucleare di Chernobyl e al videogioco S.T.A.L.K.E.R.

mercoledì 29 settembre 2010

S.T.A.L.K.E.R. 2 quests

Dopo aver indetto un concorso non troppo dissimile da quello proposto a fine 2008, GSC ha deciso di proseguire l'interazione attiva con la community di S.T.A.L.K.E.R. estendendo la ricezione di idee inerenti le "missioni" che potrebbero essere presenti nel primo episodio di S.T.A.L.K.E.R. 2.

In parole povere, GSC ha indetto una sorta di "concorso": inviateci le vostre ipotesi relative a quale trama potrebbe fare da filo conduttore nel nuovo gioco, le idee più interessanti saranno prese in considerazione e i vincitori del concorso vedranno il proprio nome presente nei "riconoscimenti" ufficiali.
Una prima selezione sembra sia già stata fatta.
Il concorso, tuttavia, continua (scadenza: marzo 2011), seppure in forma leggermente modificata: l'oggetto delle proposte della community è ora spostato sulle missioni da introdurre nel gioco.
Sebbene la fonte principale (26 settembre scorso) sia yastalker.com, la notizia è stata ripresa da tutti i principali siti russi e dalla maggior parte di quelli internazionali. In realtà, a causa delle stesse limitazioni imposte dal regolamento di partecipazione del 2008 (una su tutte: le idee inviate devono essere scritte in russo...), a noi "poveri occidentali" non è che interessi molto la cosa; tuttavia è un indice inequivocabile che i lavori su S.T.A.L.K.E.R. 2 stanno procedendo anche sul piano delle idee e dei contenuti intellettuali. Inoltre trovo sia una gran bella cosa che la softwarehouse si interessi attivamente a mantenere aperto un dialogo diretto con la community, sfruttandone le proposte e le opinioni (perchè no?) pur di sfornare un prodotto in linea con le aspettative di chi ha apprezzato la prima saga ed è intenzionato ad acquistarne i prossimi capitoli.

martedì 28 settembre 2010

Monumento ai liquidatori di Chernobyl a Zhodino

Un monumento in onore dei liquidatori di Chernobyl verrà posizionato a Zhodino (regione di Minsk, nell'immagine qui sotto) prima del 25° anniversario della catastrofe nucleare.
L’associazione civile “Unione-Chernobyl-Belarus”, registrata a Kiev ha già presentato l’iniziativa all’amministrazione della città. Il consiglio comunale ha sostenuto l’idea che è stata approvata anche dal sindaco Mihail Amelyanchuk.
Il monumento dovrebbe essere installato nel territorio della chiesa di S. Michele Arcangelo.

Il puntino nero al centro del quadrato rappresenta Zhodino; evidenziata in rosa, la regione di Minsk

Fonte: Euroradio.fm, 28 settembre 2010; Traduzione: Progetto Humus


Approfondimenti:

sabato 25 settembre 2010

Chernobyl: al via il nuovo sarcofago

Chernobyl avrà presto un nuovo sarcofago: sono infatti iniziati i lavori per la copertura che sostituirà quella ormai vecchia che era stata posta sopra il reattore n. 4, esploso nel 1986, con un’enorme dispersione di sostanze fortemente radioattive. Questa misura di sicurezza serve a ridurre la minaccia delle radiazioni “chiudendo” il reattore sotto un’enorme campana che coprirà 39 mila metri quadrati, per un’altezza di 180 metri e un peso di ventimila tonnellate, e che verrà ultimata in cinque anni.
Il consorzio Novark, formato dalle società francesi Bouygues e Vinci, ha fatto installare ieri i primi 12 pali sulle fondamenta ormai ricche di crepe del sito. Il sarcofago, che sarà costruito a 180 metri di distanza dal sito per ridurre, per quanto possibile, i livelli delle radiazioni per gli operai, verrà poi trasportato su dei binari fino ai pali. Il costo dell’intero progetto ammonta a oltre un miliardo di euro. Non è il primo sarcofago che viene costruito per limitare la radioattività presente nell’area: dopo l’esplosione, il quarto reattore venne coperto da una campana di calcestruzzo, ma questa installazione, costruita frettolosamente e in grado di garantire una sicurezza di 20-30 anni, oggi non può più essere considerata idonea.
La centrale nucleare di Chernobyl contava ai tempi dell’Urss quattro reattori. Quando esplose il quarto, il 26 aprile del 1986, l’allora leader sovietico Mikhail Gorbaciov tentò all’inizio di tenere segreto l’incidente, ma quando le scorie radioattive cominciarono a propagarsi in tutto il continente, Mosca dovette riconoscere la verità. Delle decine di migliaia di uomini e donne dell’Unione Sovietica chiamati nella centrale a ripulire le scorie, un numero altissimo è morto precocemente.
Chernobyl era tornata alla ribalta nei giorni scorsi, quando alcuni media avevano denunciato l’ultima moda del turismo “estremo”, ovvero visitare i luoghi della tragedia dove, dosimetro alla mano, vengono registrate radiazioni 35 volte superiori alla norma. Là dove il tempo si è fermato: pannelli dell’Unione Sovietica pendono ancora dagli edifici, nelle case evacuate si trovano libri e giocattoli impolverati, nelle mense scolastiche decine di maschere a gas. Alcune persone, in un contesto decisamente surreale per il turismo, girano, fotografano, immortalano lo scenario immutato della più grande catastrofe del nucleare. Una giovane psicologa belga, Davinia Schoutteten, ha ammesso di avere un po’ di paura delle radiazioni: “Dopo il viaggio, butterò via le scarpe”. Bastasse quello.
Ma non tutta la zona è abbandonata: alcuni anziani sono rimasti, e sorprendentemente hanno avuto meno perdite legate alla radioattività. E di recente si è anche scoperto che la flora è riuscita bene ad adattarsi al nuovo, letale, ambiente. Una squadra di scienziati slovacchi ha infatti scoperto negli scorsi giorni il segreto biologico delle piante che sono riuscite a proliferare nonostante si trovassero a due passi dal reattore maledetto: tutto sta nel cambiamento del proteoma dei vegetali, ovvero dell’insieme delle proteine prodotte, che si adatta permettendo alle piante di sopravvivere anche in condizioni di alta radioattività. Gli studiosi sostengono che questo alto livello di adattabilità risalga a milioni di anni fa, quando alcune forme di vita erano esposte a livelli elevati di radiazioni naturali.


Fonte: Il Secolo XIX.it, 24 settembre 2010

giovedì 23 settembre 2010

Radioattività e vegetazione. Il mistero di Chernobyl

I ricercatori dell’Accademia slovacca delle Scienze hanno pubblicato le prime analisi di uno studio sulla flora dell’area, ipotizzando che le piante abbiano sviluppato un meccanismo di difesa antitossico già usato milioni di anni fa.

I giornali europei erano tornati a interessarsi dell’area intorno alla centrale di Chernobyl non più di un mese fa, quando l’avanzare degli incendi in Russia era prossimo a bruciare l’area contaminata. Il pericolo dichiarato riguardava le piante e gli alberi, imbevuti di sostanze radioattive, che ardendo avrebbero immesso nell’aria i gas tossici con conseguenze immaginabili. L’emergenza rientrò dopo pochi giorni, e quanto temuto non accadde. Ma ciò che incuriosì una parte dell’opinione pubblica occidentale fu sapere che nel territorio ucraino la flora era cresciuta nonostante tutto, come se il reattore numero quattro dell’impianto nucleare non avesse mai avuto problemi.
Un mistero durato nel tempo, e a cui la rivista Environmental Science and Technology ha recentemente dedicato un articolo, frutto di uno studio sui meccanismi biologici che hanno consentito alle piante di crescere adattandosi e sopravvivendo in terreni altamente radioattivi. Secondo Martin Hajduch, studioso dell’Accademia slovacca delle Scienze che con i colleghi ha portato avanti la ricerca, le piante hanno mostrato una capacità eccezionale, e per certi versi insospettabile, di adeguamento all’ambiente contaminato dalle radiazioni del 26 aprile 1986. «È semplicemente incredibile quanto rapidamente questo ecosistema sia stato in grado di adattarsi», spiega Hajduch.
Il quale ha ricordato che già in passato gli scienziati si erano interessati al fenomeno, limitandosi tuttavia alle analisi della soia presente nell’area. Si era scoperto che le piante avevano mostrato cambiamenti nel loro proteoma, un termine coniato da Mark Wilkins e usato per descrivere l’insieme delle proteine di un organismo o di un sistema biologico. Ma il più ampio spettro di cambiamenti biochimici che avevano permesso alla vegetazione di proliferare in un ambiente così inquinato era rimasto un enigma esemplificato nel paesaggio della città di Pripyat: deserta ma rigogliosa. Tre anni fa alcuni ricercatori indossarono maschere e guanti decisi a investigare sul fenomeno.
Entrarono in un campo seminato a soia e lino per prelevarne i semi e piantarli in una terra decontaminata. Hanno poi atteso che le piante crescessero e producessero a loro volta altri semi per esaminarne le proteine. Lo studio comparato ha portato ai risultati spiegati dallo stesso dottor Hajduch: «Nella soia abbiamo rilevato la mobilitazione delle proteine di riserva dei semi e dei processi simile a quello che si vede quando le piante devono adattarsi ai metalli pesanti. Nel lino è stato diverso, poiché abbiamo notato più proteine coinvolte nel processo».
L’ipotesi è che il meccanismo messo in atto abbia avuto un origine di milioni di anni, quando le forme di vita furono esposte ad alti livelli di radiazioni naturali: «Allora c’era molta più radioattività che adesso, e probabilmente le piante svilupparono una difesa che tuttora possiedono». Ovvero: non potendosi muovere per cercare condizioni migliori, si sono adattate con successo all’ambiente.


Fonte: Terranews.it, 22 settembre 2010


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martedì 7 settembre 2010

Oblivion Lost 2010: intervista esclusiva con l'Autore

Darimar's Zone ha condotto in esclusiva un'intervista con Kyuzo, Autore dell'apprezzato Oblivion Lost 2009 RC1 e dell'ormai prossimo Oblivion Lost 2010, in modo da raccogliere materiale informativo che potesse fare da complemento all'anteprima pubblicata qualche settimana fa:


Darimar - Lo scorso anno sei riuscito a riscuotere un buon successo, presso la community di S.T.A.L.K.E.R., con l'Oblivion Lost 2009 RC1. Cosa ti spinse a creare quel pack?

Kyuzo - Due sono stati i fattori che mi spinsero a creare Oblivion Lost 2009: la grande passione per la saga di S.T.A.L.K.E.R. e il desiderio di dare un mio contributo personale alla community attraverso un lavoro “diverso” per molti aspetti dai colossi creati da veri e propri team di modding. Ciò che dissi a me stesso, quando decisi di mettermi all’opera, fu: “Vediamo cosa riesco a fare da solo...”.


Darimar - Ora è imminente il rilascio dell'Oblivion Lost 2010. Il nuovo pack, tuttavia, non è un semplice aggiornamento del precedente, bensì un lavoro riscritto da zero...

Kyuzo - Esatto. Il pack in sè è completamente nuovo, poichè ogni singola mod è stata completamente rivista e il merging rifatto da zero; senza contare il fatto che il 75% delle caratteristiche di Oblivion Lost 2010 non era presente in OL 2009. Obiettivo di questa revisione è stato quello di ottenere un prodotto il più stabile possibile, senza compromettere il livello di contenuti aggiuntivi al suo interno introdotti. OL 2010 ruota attorno a tre parole: “innovazione, qualità e stabilità”, costituenti nel loro insieme il progetto “I.Q.S.”, che è alla base di questa creazione.


Darimar - Con quale criterio hai scelto i vari pacchetti da inserire via via nell'OL 2010? Avresti voluto inserirne altri che, tuttavia, alla fine hai deciso di tagliare fuori?

Kyuzo - Il criterio con cui ho scelto le varie “tinte e sfumature” di questo “dipinto” è stato soprattutto definito dalla mia esperienza personale; non bisogna, però, dimenticare che un buon modder deve anche tener conto dei desideri della community. Per quanto letto ed esaminato nel web, ho compreso che molti avrebbero volentieri desiderato giocare mods come il “Super Mod Pack” e la “Stalker Complete 2012” contemporaneamente; e da qui è nato il mio progetto: ottenere un prodotto che potesse incarnare la perfetta via di mezzo tra quelle che forse sono le due mod più quotate di Shadow of Chernobyl: massima innovazione e comparto grafico di tutto rispetto. Ho riunciato – per il momento – a inserire la Zone Reclamation Project (alias ZRP, colonna portante sulla quale poggia SC 2012): è un lavoro delicato che terrò in serbo per i futuri updates di OL 2010, anche perchè permetterà di raggiungere un livello di stabilità ancora superiore a quello attuale, dato che andrebbe a fixare innumerevoli bugs nativi di SoC.


Darimar - In questo periodo si sta svolgendo la beta dell'OL 2010 e il pack sembra già dimostrare una solidità e una stabilità notevoli. E' stato complesso eseguire il lavoro di merging? Cosa ti ha creato più difficoltà? E' stata un'esperienza molto diversa da quella dell'OL 2009?

Kyuzo - Ciò sembrerebbe dimostrare che tutto il tempo dedicato al merging sia stato ben speso e che le molte notti insonni trascorse a lavorare siano servite a qualcosa. Il lavoro di merging è stato sia lungo sia complesso. Diciamo che le difficoltà più grandi che ho incontrato sono state quelle di dover fixare in taluni casi CTDs a partire da files di log vuoti (poichè –ahimè– non sempre l’X-Ray segnala tutti gli errori che incontra): una vera e propria battaglia combattuta alla cieca, dove è stato solo l’istinto a guidarmi.


Darimar - Quali consigli daresti a un neofita che desiderasse eseguire il merging di qualche mod per realizzare un proprio pack personalizzato?

Kyuzo - Quattro cose: passione, pazienza, voglia di fare e spirito di sacrificio. Se una di queste mancasse, verrebbero a mancare le basi per portare avanti qualsiasi tipo di lavoro che voglia essere ben fatto.


Darimar - Torniamo all'OL 2010: fra i vari contenuti figurerà un vasto arsenale. Quante saranno, indicativamente, le nuove armi rispetto all'edizione dello scorso anno?

Kyuzo - Le nuove armi saranno, in totale, ben 36. Ho privilegiato soprattutto il comparto AR (Assault Rifles), LMG (Light Machine Guns) e SR (Sniper Rifles). Ovviamente saranno presenti anche altre armi di classe diversa rispetto a quelle sopra indicate.


Darimar - Grazie agli ampi contenuti relativi al gameplay e alla cura estetica ottenuta implementando nuove textures e shaders l'OL 2010 sembra presentarsi come una via di mezzo "ottimale" fra i più elevati standard grafici imposti dal Complete 2009 - pur privo di particolari innovazioni a livello di gameplay - e megamod traboccanti di modifiche anche sostanziali - ma talvolta poco stabili o troppo eterogenei. Sei soddisfatto dei risultati ottenuti?

Kyuzo - Sia i megapacks sia la Complete 2012 presentano dei difetti a mio giudizio importanti: i primi tendono in molti casi a “gettare nel calderone” uno sproposito di modifiche, con l’evidente rischio di ottenere scripts e files di configurazione instabili, poichè forzati a gestire un quantitativo di istruzioni superiore ai loro limiti fisici; la seconda cura soprattutto il lato estetico, innalzandolo sì allo stato dell’arte, senza però toccare o variare quasi nulla in fatto di gameplay.


Darimar - Nel futuro immediatamente successivo al rilascio della versione finale dell'OL 2010 sono previsti ulteriori aggiornamenti e ampliamenti dei contenuti, al di là di eventuali patch correttive?

Kyuzo - Successivamente al rilascio della versione finale di OL 2010 verranno messi a disposizione updates sia corettivi (nel caso fossero necessari) sia aventi scopo di implementare ulteriormente le caratteristiche del pack stesso.


Darimar - Come già saprai, GSC ha da poco annunciato ufficialmente lo sviluppo di S.T.A.L.K.E.R. 2, segno che questa saga gode di ottima salute e che le si prospetta un futuro longevo. Dopo l'OL 2010 hai intenzione di realizzare altri lavori? Hai mai preso in considerazione l'idea di creare qualcosa per CS o CoP?

Kyuzo - S.T.A.L.K.E.R. è unico. Mi auguro che la GSC possa continuare a dare alla saga quell’unicità che l’ha resa grande, perchè il rischio potrebbe essere quello di sfociare nella banalità e nella ripetitività, a causa di quelle esigenze commerciali sempre più pressanti che rischiano di minare seriamente l’intero mondo videoludico. Esiste un progetto di un mod pack per CoP. Verrà avviato nei mesi successivi al rilascio di OL 2010, che ufficialmente sarà il mio ultimo lavoro nell’ambito di SoC. A tutti dico questo: “ricordatevi che S.T.A.L.K.E.R. è Shadow of Chernobyl”. I lavori che lo hanno seguito sono stati ottimi, ma non sono più riusciti a ricreare la stessa atmosfera che, come me, molti hanno respirato nel 2007.


Darimar - Le stringhe di testo dell'OL 2010 - che nasce localizzato interamente in lingua inglese - sono molto numerose e l'eventuale traduzione nel nostro idioma richiederebbe molto tempo e duro lavoro. Hai mai pensato di appoggiarti alla community cercando nei vari forum di discussione utenti interessati a partecipare alla traduzione?

Kyuzo - In effetti ci ho pensato diverse volte. Al momento mi sto appoggiando solo su KoAla TeNaCe (che ringrazio moltissimo per la disponibilità e alla quale invio un grosso bacio, poichè trattasi della mia fidanzata), ma non è detto che non possa aprire un vero e proprio progetto di conversione, che contemplerebbe il coinvolgimento di un certo numero di utenti disposti a lavorare seriamente. Per il momento resta solamente un semplice pensiero, ma non escludo che possa esser poi convertito in dato di fatto.


Darimar - A lavoro ultimato, fra le numerose features dell'OL 2010 qual è quella che ti ha dato più soddisfazione implementare?

Kyuzo - Grafica e comparto balistico senza dubbio.Testare le armi una a una è stato particolarmente divertente, specie quando Tolik (che – pover’anima – s’è appena rialzato dicendo “grazie”) cade sotto i colpi di un AKM in stile Metro 2033, oppure quando Petrunha (che se ne sta tutto allegro a fischiettare Kalinka sotto un albero col suo bellissimo AK-74U, ignaro di ciò che sta per accadergli) prende il volo, inchiodato da una cartuccia sparata da un fucile Barrett; senza contare poi la vagonata di coltellate che s’è presa il barista (con le mani – rigorosamente – sempre in tasca), giusto per testare quali e quanti improperi in russo era in grado di tirar fuori a ogni mazzata... Anche la base dei Freedom è stata un buon banco di prova, specie quando si sparano fucilate dall’alto di una torretta agli stalkers che sembrano gridare dal basso: “Scendi, che ti facciamo un mazzo così!”. “Scendere? Mica scemo!”... Meglio guardare il mondo dalla prospettiva di Golia, sempre sperando che uno di quei maledetti non si faccia mai prestare una fionda da un certo stalker chiamato Davide, altrimenti...

Concludo ringraziando molto sia Darimar per aver imbastito – nonostante i suoi diversi impegni – un’ottima intervista sia tutti coloro che hanno seguito, seguono e seguiranno il mio lavoro. Ricordo anche che per essere aggiornati sullo status di Oblivion Lost 2010 è sufficiente seguire il link:

http://www.moddb.com/mods/stalker-soc-oblivion-lost-2010


Kyuzo



E grazie a Kyuzo per aver partecipato all'intervista. Ora non ci resta che attendere il rilascio dell'Oblivion Lost 2010 in versione definitiva in modo da avere una nuova scusa per ritornare nella Zona e vestire nuovamente i panni del Marchiato!

giovedì 2 settembre 2010

Come le piante combattono il fallout nucleare di Chernobyl

La catastrofe nucleare di Chernobyl del 1986 ha vomitato sostanze radioattive in mezza Europa e reso inabitabili le aree circostanti, eppure le piante a Prypiat, l'ex fiore all'occhiello del nucleare sovietico e oggi zona morta dell'Ucraina, crescono e fioriscono ancora attorno al cadavere radioattivo del reattore.

Uno studio (Proteomics analysis of flax grown in Chernobyl area suggests limited effect of contaminated environment on seed proteome) pubblicato da "Environmental science & tecnology" chiarisce come alcune piante coltivate dall'uomo rispondono, in maniera diversa e anche a livello cellulare e proteico, agli elevati livelli di radiazioni della regione di Chernobyl. La ricerca, è finanziata dal Settimo programma quadro dell'Unione Europea - International Reintegration Grant e in parte dal programma nazionale di borse di studio della Slovacchia. I ricercatori slovacchi, ucraini e statunitensi che hanno partecipato allo studio spiegano che «L'incidente al Chernobyl nuclear power plant (Cnpp) del 26 aprile 1986 è il più grave disastro nucleare della storia umana. Sorprendentemente, mentre l'area in prossimità del Cnpp rimane sostanzialmente contaminata con radioisotopi a lunga vita, anche Sr 90 e Cs 137, l'ecosistema locale è stata in grado di adattarsi.Per valutare l'adattamento delle piante, i semi di lino locale (Linum usitatissimum) varietà Kyivskyi sono stati seminati in campi radio-contaminati di controllo della regione di Chernobyl. Una frazione proteica totale è stato isolata dai semi maturi, e analizzata con elettroforesi dimensionale 2 combinata con spettrometria tandem-masss.È interessante notare che la crescita delle piante in ambiente radio-contaminato ha avuto poco effetto sul proteoma e solo 35 punti di proteine differivano in abbondanza (p-value of ≤0.05) sui 720 spot di proteine che sono stati quantificati dei semi raccolti sia dai campi radio- contaminati che da quello di controllo. Dei 35 differentially abundant spots, 28 proteine sono state identificate utilizzando lo state-of-the-art MSE method. Sulla base delle variazioni osservate , il proteoma di semi da piante coltivate in suolo radio- contaminato presentano piccoli aggiustamenti a multipli signaling pathways».

Precedentemente la sperimentazione era stata eseguita vicino a Chernobyl su piante di soia, dove Martin Hajduch dell'Istituto di genetica vegetale dell'Accademia delle scienze slovacca e i suoi colleghi hanno piantato i semi di soia in una striscia di terreno che aveva ricevuto una dose relativamente elevata del fallout radioattivo di Chernobyl, poi hanno confrontato il raccolto con le piante coltivate in un campo di controllo a 100 km di distanza. Le fave di soia prodotte nel campo contaminato erano visibilmente più piccole di quelle dal campo di controllo. Invece i semi di lino presi in esame in questo studio più recente sembrano avere le stesse dimensioni sia nei campi contaminati che in quello di controllo e le piante di lino sembrano aver accumulato meno radioattività di quelle di soia. Hajduch dice che «La soia dimostra anche maggiori cambiamenti nelle proteine di "stoccaggio" che regolano la crescita delle sementi. In entrambi gli impianti, i due enzimi glicolitici ed i loro percorsi potrebbero avere una certa azione protettiva contro le radiazioni».

Alla ricerca ha dato un grosso contributo anche l'americano Tim Mousseau, del Department of biochemistry dell'università del Missouri, Columbia, Missouri, noto er i sui studi sugli uccelli, insetti ed altri animali svolti all'interno della Chernobyl Research Initiative dell'universita della South Carolina. Secondo Mousseu «I due studi mostrano una chiara variazione tra le specie nella loro risposta a contaminanti radioattivi. Gli esperimenti su piccola scala sono un buon punto di partenza per determinare come le varie piante possano evolvere, o adeguarsi, ma gli esperimenti su larga scala su diversi terreni potrebbe prendere anche dai dintorni, al di fuori, gli effetti delle radiazioni provenienti da altri contaminanti ambientali, come i metalli».


Fonte: Greenreport.it, 26 agosto 2010

S.T.A.L.K.E.R. - calendario di settembre

Dopo i ritardi e gli intoppi del mese scorso, ecco puntuale il calendario di settembre dedicato al nostro videogioco preferito:




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Gli effetti di Chernobyl potrebbero durare per secoli

Quasi 25 anni dopo il peggior incidente nucleare della storia, nuove scoperte scientifiche suggeriscono che gli effetti dell’esplosione di Chernobyl sono stati sottovalutati. Lo scorso mese, alcuni esperti hanno pubblicato una serie di studi che, contrariamente ai risultati precedenti, dicono che le popolazioni di animali, che vivono nella zona di esclusione intorno alla centrale, sono diminuite e che gli effetti della contaminazione radioattiva sono stati “schiaccianti”.
Sul posto si registrano sempre più suini con elevati livelli di cesio. Questo è stato divulgato mesi dopo che i dottori hanno rilevato un aumento dell’incidenza di cancro in Ucraina e Bielorussia, mutazioni e malattie del sangue, che reputano legate a Chernobyl.
Nel frattempo un’inchiesta pubblicata nel mese di aprile, negli USA, rileva un aumento di malformazioni alla nascita, apparentemente causata dall’esposizione prolungata a bassi livelli di radiazioni.
Per gli attivisti anti-nucleare queste ricerche dimostrano che gli abitanti della zona maggiormente contaminata subiranno conseguenze devastanti per decenni, forse secoli.
“Questo è un problema che non andrà via in pochi anni. Sarà lì per secoli. I nuovi studi confermano che il problema è più elevato di quanto dichiarato dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità nel 2006 e dall’Agenzia Internazionale per l’energia atomica. Lo dicono i nuovi studi: le conseguenze non si dissolveranno prossimamente ”, dice Rianne Teuel di Greenpeace.
Il disastro, dell’aprile 1986 al reattore n.4 di Chernobyl, ha rilasciato radioattività duecento volte superiore a quella delle due bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki. L’esplosione e l’enorme nuba radioattiva che si diffuse in Europa, costrinsero l’evacuazione di 350.000 persone nelle zone vicine all’impianto.
Anni dopo, l’ONU, l’OMS e l’AIEA ed i governi di Russia, Belarus e Ucraina crearono il cosidetto “Chernobyl Forum”, incaricato di condurre un importante studio sugli effetti del disastro, i cui risultati sono stati pubblicati nel 2006. L’inchiesta ha concluso che solo 56 erano i decessi diretti dell’incidente e circa 4.000 i morti stimati per le sue conseguenze.
Tuttavia il rapporto viene criticato aspramente da altri gruppi di ricercatori, che sostengono l’enorme sottovalutazione del numero di morti e vittime potenziali dell’incidente.
Alcuni mettono in dubbio la posizione dell’AIEA, che per decenni ha sostenuto l’uso dell’energia nucleare per scopi civili. Studi alternativi ed indipendenti contraddicono i risultati del Chernobyl Forum e avvertono che gli effetti sulla salute sarebbero molto più devastanti.
Il rapporto TORCH, pubblicato nel 2006 dagli scienziati inglesi Ian Fairlie e David Sumner, mette in evidenza gli effetti dell’esposizione a basse dosi di radiazioni o alle radiazioni interne che penetrano nell’organismo per ingestione degli alimenti contaminati. Il documento indica anche una sottostima del Chernobyl Forum, di almeno il 30% delle quantità di particelle radioattive rilasciata nell’ambiente dopo l’esplosione.
Altri dati ufficiali, provenienti dai paesi maggiormente contaminati, contraddicono le conclusioni del Chernobyl Forum.
L'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, affiliata alle Nazioni Unite, ha concluso che il numero più probabile di decessi causati dalla catastrofe è stato di 16.000, mentre l'Accademia delle Scienze russa stima che, ad oggi, ci sono stati 140.000 morti in Ucraina e Bielorussia, e 60.000 in Russia. La Commissione Nazionale ucraina per le radiazioni pone questa cifra a 500.000.
I medici di Belarus ed Ucraina riportano che all’inizio di quest’anno vi è stato un aumento di casi di cancro, della mortalità infantile e di altri problemi sanitari e sono convinti che essi sono certamente gli effetti del disastro.
“I dati delle Nazioni Unite e dell’AIEA non corrispondono con quelli di altre agenzie a livello mondiale in termini di decessi per cancro, che fanno valutazioni più accurate di ciò che vediamo ogni giorno”, ha detto Oksana Kostikov, dell’Ospedale oncologico pediatrico di Minsk.
In Aprile, il medico americano Wladimir Wertelecki ha pubblicato i risultati di una vasta ricerca sui difetti congeniti dei bambini in Ucraina, che ha rivelato livelli più elevati di anomalie in alcune zone del paese. Secondo l’esperto, questo fenomeno potrebbe essere provocato da un’esposizione prolungata a basse dosi di radiazioni.
Wertelecki ha affermato che e conclusioni del Forum Chernobyl dovrebbero essere riviste per conoscere gli effetti reali di questo incidente atomico. “La posizione ufficiale dice che gli effetti congeniti alla nascita e Chernobyl non sono collegati. Tale conclusione dovrebbe essere seriamente rivista”.

Fonte: english.pravda.ru, 31 agosto 2010; Traduzione: Progetto Humus