“Il pesce della Cumbria porta ancora i segni della contaminazione di Chernobyl”. Lo afferma un membro del parlamento inglese nel suo discorso dove esprime il suo dissenso sulla costruzione di nuove centrali nucleari nel paese.
Nell’aprile del 1986, dopo l’incidente al reattore n.4 della centrale nucleare di Chernobyl, un’enorme nube radioattiva ha raggiunto il Regno Unito, rilasciando cesio-137 in alcune regioni dell’Inghilterra, del Galles ed a Sud-Ovest della Scozia.
Il parlamentare conservatore, Mike Weatherley, rivolgendosi alla Camera dei Comuni, ha detto: “Nessun costo monetario può sostituire la devastazione in caso di un possibile incidente nucleare. Il disastro di Chernobyl ha fatto capire al resto del mondo come l’energia nucleare possa essere pericolosa in maniera “fenomenale”, e non solo per le immediate vicinanze dell’incidente, ma per tutta l’Europa. E’ ben documentato come il Cesio radioattivo sia stato rilevato in una serie di aree montane del Regno Unito.
Venticinque anni dopo, il nostro paese subisce ancora le conseguenze di un disastro successo a circa 1.200 miglia di distanza. I pesci d’acqua dolce in Cumbria mostrano ancora i segni della contaminazione. Preoccupante è il dato della dose massima di irradiazione che ogni cittadino avrebbe ricevuto dal consumo di questo pesce, che è stata valutata essere fino a 10% superiore del limite stabilito annualmente”.
Weatherley ha aggiunto che neanche i sostenitori della politica per il nucleare dicono che non vi siano rischi radiologici dannosi per la salute derivanti dalle centrali nucleari, sia durante il loro normale funzionamento che in caso di imprevisti.
“Vale davvero la pena correre questo rischio? Il costo dell’elettricità confrontato con quello incalcolabile di una situazione di emergenza. Io dico che non ne vale la pena e chiedo al Governo di riconsiderare il suo programma nucleare”, ha concluso Weatherley.
Un rapporto dell’Agenzia Ambientale del mese scorso, riporta che gli ultimi dati del 2009, hanno portato a porre restrizioni a 343 fra aziende agricole ed allevamenti, per un totale di 190.000 ovini, ancora colpiti dal disastro di Chernobyl.
Il report dell’Agenzia per la Radioattività, l’Alimentazione e l’Ambiente ha confermato i dati della contaminazione e dice: “Ci sono ancora aree di pesca sottoposte a restrizioni, perché colpite ancora da Chernobyl, in Cumbria, in quanto in Inghilterra c’erano aree di deposizione relativamente ampie del fallout dell’incidente. Sebbene in diminuzione, rimane evidente ancora la contaminazione da Cesio 137 di Chernobyl, nelle pecore”.
Nell’aprile del 1986, dopo l’incidente al reattore n.4 della centrale nucleare di Chernobyl, un’enorme nube radioattiva ha raggiunto il Regno Unito, rilasciando cesio-137 in alcune regioni dell’Inghilterra, del Galles ed a Sud-Ovest della Scozia.
Il parlamentare conservatore, Mike Weatherley, rivolgendosi alla Camera dei Comuni, ha detto: “Nessun costo monetario può sostituire la devastazione in caso di un possibile incidente nucleare. Il disastro di Chernobyl ha fatto capire al resto del mondo come l’energia nucleare possa essere pericolosa in maniera “fenomenale”, e non solo per le immediate vicinanze dell’incidente, ma per tutta l’Europa. E’ ben documentato come il Cesio radioattivo sia stato rilevato in una serie di aree montane del Regno Unito.
Venticinque anni dopo, il nostro paese subisce ancora le conseguenze di un disastro successo a circa 1.200 miglia di distanza. I pesci d’acqua dolce in Cumbria mostrano ancora i segni della contaminazione. Preoccupante è il dato della dose massima di irradiazione che ogni cittadino avrebbe ricevuto dal consumo di questo pesce, che è stata valutata essere fino a 10% superiore del limite stabilito annualmente”.
Weatherley ha aggiunto che neanche i sostenitori della politica per il nucleare dicono che non vi siano rischi radiologici dannosi per la salute derivanti dalle centrali nucleari, sia durante il loro normale funzionamento che in caso di imprevisti.
“Vale davvero la pena correre questo rischio? Il costo dell’elettricità confrontato con quello incalcolabile di una situazione di emergenza. Io dico che non ne vale la pena e chiedo al Governo di riconsiderare il suo programma nucleare”, ha concluso Weatherley.
Un rapporto dell’Agenzia Ambientale del mese scorso, riporta che gli ultimi dati del 2009, hanno portato a porre restrizioni a 343 fra aziende agricole ed allevamenti, per un totale di 190.000 ovini, ancora colpiti dal disastro di Chernobyl.
Il report dell’Agenzia per la Radioattività, l’Alimentazione e l’Ambiente ha confermato i dati della contaminazione e dice: “Ci sono ancora aree di pesca sottoposte a restrizioni, perché colpite ancora da Chernobyl, in Cumbria, in quanto in Inghilterra c’erano aree di deposizione relativamente ampie del fallout dell’incidente. Sebbene in diminuzione, rimane evidente ancora la contaminazione da Cesio 137 di Chernobyl, nelle pecore”.
Fonte: Progetto Humus, 26 luglio 2011
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