Darimar's Zone: sito divulgativo dedicato alla Zona di esclusione, all'incidente nucleare di Chernobyl e al videogioco S.T.A.L.K.E.R.

martedì 29 marzo 2011

S.T.A.L.K.E.R.: The Duel - Un nuovo filmato!

Nuove e buone notizie per il cortometraggio amatoriale "The Duel" ispirato a S.T.A.L.K.E.R. e in pieno sviluppo: sono stati recentemente pubblicati, sulla pagina ufficiale di Facebook dedicata al Progetto, i titoli di testa (che qui ripropongo nella versione uploadata su Youtube: da notare l'accuratezza del lavoro e l'atmosfera che si respira fin dalle prime inquadrature!). Il montaggio è attualmente in fase di lavorazione ma non è noto, ufficialmente, nè quanto durerà nè quando il corto sarà ultimato e rilasciato al grande pubblico. Poco male: buon lavoro, Tassadarth!

Ancora tracce radiattive in Ucraina a distanza di 25 anni dal disastro di Chernobyl

Mentre in Giappone la battaglia per stabilizzare i reattori di Fukushima continua, in Ucraina le conseguenze del disastro di Chernobyl ancora si fanno sentire, a distanza di 25 anni dal disastro. Ma, secondo un articolo pubblicato questa settimana su 'Nature' forte di un'inchiesta 'in loco', proprio da Chernobyl possono arrivare importanti lezioni per il Giappone, alle prese con la sua più importante crisi nucleare dopo la Seconda Guerra Mondiale.
L'indagine rivela come un mix di mancanza di fondi e di attenzione da parte della comunità internazionale, abbia fatto sì che oggi gli studi sugli effetti a lungo termine del disastro nucleare per la salute nell'area colpita siano "in fase di stallo". E perfino l'opera essenziale per rendere i reattori sicuri e ripulire la zona procedono a rilento. Uno staff di 3.500 operatori lavora nell'impianto e nella zona limitrofa, off-limits, per monitorare, sorvegliare e ripulire il sito.
Un lavoro che proseguirà fino al 2065. Analizzando i dati disponibili e facendo un bilancio della situazione, l'indagine di Nature conclude che la più importante lezione che arriva da Chernobyl a Fukushima è che un incidente nucleare continuerà a lasciare tracce in una regione per decenni dopo il raffreddamento del reattore.

Fonte: adnkronos, 29 marzo 2011.

Fukushima, torna lo spettro di Chernobyl

Il mondo è in ansia per gli eventi del Giappone e l'opinione pubblica si divide nuovamente su “nucleare sì, nucleare no”, come ai tempi del disastro russo.

Gli ingegneri atomici russi sono in ansia per gli eventi che hanno sconvolto il Giappone. Nelle dichiarazioni ufficiali rilasciate ai mass media affermano che non ci sono i presupposti per farsi prendere dal panico e che tutti i preesistenti contratti per l'esportazione di tecnologie nucleari resteranno in forza. In realtà tutti sono seriamente preoccupati per le sorti dell'energia atomica in tutto il mondo. Infatti, se la comunità internazionale dovesse decidere che l'uso pacifico dell'energia nucleare è troppo pericoloso, potrebbe ripetersi un fenomeno simile a quello conosciuto come “sindrome di Chernobyl”. Gli ingegneri atomici sarebbero quindi in allarme per le sorti dei contratti di esportazione russi.
Nonostante questo, la posizione ufficiale dell'agenzia atomica russa “Rosatom”, confezionata appositamente per i mass media, è più che ottimistica: nessun contratto verrà annullato, non ci sono motivi di panico, l'energia atomica non corre nessun pericolo.
All'inizio degli anni Duemila, l'energia atomica mondiale conobbe in effetti un periodo di stagnazione, in seguito alla grande risonanza avuta dall'incidente alla centrale di Chernobyl. La catastrofe ebbe conseguenze non solo sull'opinione pubblica russa, ma anche sugli umori della comunità internazionale. Sotto la spinta della reazione negativa della popolazione molti Paesi dell'America Settentrionale e dell'Europa Occidentale decisero di interrompere la costruzione di nuovi impianti nucleari. La Germania decise addirittura di rinunciare completamente all'uso pacifico dell'energia nucleare e di effettuare una conversione graduale alle centrali termoelettriche e alle energie alternative. La conversione avrebbe dovuto essere completata, secondo i piani del governo tedesco nel corso del prossimo decennio. Neanche il Giappone di 15 anni fa aveva espresso grandi simpatie per l'energia atomica. La prolungata fase di recessione economica non favoriva il potenziamento degli impianti atomici e la situazione era peggiorata anche dalla crescente diffidenza della popolazione nei confronti delle tecnologie nucleari.
Anche la situazione in Russia si iscriveva del resto nella tendenza mondiale di rinuncia temporanea all'energia atomica. Come ricordano gli specialisti dell'Istituto per lo sviluppo sicuro delle tecnologie nucleari dell'Accademia delle Scienze Russa (Ibrae), in seguito all'incidente di Chernobyl “in Russia furono bloccati i lavori preliminari per la costruzione di nuove centrali nucleari in 20 siti, e in altri 5 siti, alcuni quasi pronti per l'attivazione, tutti i lavori vennero congelati”.
Tuttavia, nella seconda metà degli anni 2000, la stagnazione del settore cominciò a dare segni di movimento. Come spiega il vicedirettore dell'Ibrae, Rafael Arutjunjan “nel mondo stava iniziando una sorta di rinascimento nucleare, perché quasi tutti i Paesi si erano resi conto che i problemi energetici, inclusi quelli ecologici, potevano trovare una soluzione solo sviluppando il settore nucleare”. Anche la Germania fece intendere di essere psicologicamente pronta a rivedere il divieto imposto all'uso pacifico dell'energia atomica.
Allo stesso modo Russia e Cina avevano annunciato le proprie ambizioni nucleari. Il capo della “Rosatom” Sergej Kirijenko, cinque anni fa lanciò la proposta di costruire in Russia, entro il 2030, circa 40 impianti nucleari. Il presidente Dmitri Medvedev aveva definito il settore delle tecnologie per lo sfruttamento dell'energia atomica come uno dei più importanti per la modernizzazione del Paese. La Cina da parte sua, ha presentato un programma nucleare senza precedenti, che prevede, entro il 2020, di accrescere il potenziale nucleare di sette volte rispetto a quello attuale. In altre parole si parlava di costruire circa sei-sette centrali nucleari all'anno nel corso dei prossimi dieci anni.
Adesso però tutti i progetti di sviluppo del settore nucleare potrebbero di nuovo restare in sospeso a tempo indeterminato. Alcuni esperti temono che sotto la spinta della “Chernobyl giapponese” l'opinione pubblica di Germania ed altri Paesi potrebbe di nuovo sollevarsi contro l'utilizzo dell'energia atomica. I detrattori dell'energia nucleare hanno avuto ancora una volta conferma del fatto che gli ingegneri atomici non sono in grado di garantire la sicurezza di questa fonte energetica.
“Gli eventi del Giappone dimostrano in modo lampante la vulnerabilità del settore atomico di fronte alle catastrofi naturali. Il mito dell'affidabilità e della sicurezza degli impianti nucleari contemporanei è andato distrutto”, ha affermato il presidente del gruppo per la prottezione ecologica “Ekozaschita” Vladimir Slivjak. Stando alle sue parole, nel 1993 la Russia evitò per un soffio di trovarsi in uno scenario simile a quello giapponese, quando una tempesta lasciò senza energia elettrica la centrale nucleare di Kola. Nel 2000 per un guasto al sistema energetico di Sverdlovsk, rimase senza corrente il reattore dell'impianto nucleare “Majak”.
“Fino ad ora siamo stati fortunati, ma continueremo ad esserlo? Quello che è successo in Giappone deve servire da lezione alla Russia. E' una lezione che ci insegna che l'energia atomica di per sé non può essere sicura, e i nuovi progetti tipo gli impianti offshore nell'Estremo Oriente russo o le centrali da costruire in zone sismiche non fanno che accrescere i rischi insiti nel settore dell'energia atomica”, riassume Slivjak.
La posizione ufficiale della “Rosatom” è comunque ottimista. Il portavoce della società, Sergej Novikov, ha fatto notare che il blocco danneggiato dal terremoto a Fukushima era stato costruito dagli americani 40 anni fa. “Al giorno d'oggi i reattori delle centrali nucleari di tutto il mondo vengono costruiti secondo principi completamente diversi. In particolare, tutti sono forniti di un sistema di difesa passiva”, ha sottolineato.
Al momento attuale gli ingegneri atomici russi sono impegnati nella costruzione di cinque reattori all'estero, mentre altri 10 progetti di questo tipo stanno per essere avviati. L'agenzia atomica russa “Rosatom” ha attualmente un portfolio di 30 ordinazioni per la costruzione di reattori per centrali nucleari in diversi Paesi del mondo. Secondo un'altra fonte, vicina al Ministero delle Risorse energetiche, gli eventi accaduti in Giappone non influenzeranno in alcun modo la realizzazione dei progetti russi all'estero in programma fino al 2030.
Alcuni operatori del settore nucleare, tuttavia, hanno confidato a Nezavisimaja Gazeta che la Chernobyl giapponese potrebbe cambiare gli equilibri della politica energetica mondiale e causare un peggioramento delle prospettive dell'export russo per la costruzione di centrali nucleari. L'ottimismo ufficiale dei dirigenti del settore sarebbe pertanto solo un tentativo di prevenire reazioni critiche, o addirittura di panico, nei confronti dello sfruttamento dell'energia nucleare.

Fonte: Russia Oggi, 18 marzo 2011.

domenica 27 marzo 2011

Aspettando gli "esperti" al varco...

Premessa
Io sono un Farmacista Collaboratore. In parole povere, esercito la mia Professione lavorando in una Farmacia privata come dipendente. Tutti i Farmacisti sono vincolati a un Codice deontologico che impone loro (Art. 9) di mantenere aggiornata la propria preparazione e il proprio bagaglio culturale, in modo da tutelare adeguatamente, nel tempo, la Salute pubblica. Ovviamente non tutti i Farmacisti adempiono allo stesso modo a tale dovere, ragion per cui non tutti i Farmacisti hanno la stessa preparazione e forniscono le stesse garanzie (il che vale, con le dovute proporzioni, per qualsiasi categoria professionale) ma, su carta, le disposizioni vigenti sono chiare.
Sotto questo punto di vista, uno dei problemi più grossi che mi sono sempre trovato fra i piedi è il parere dell'"esperto" di turno, pubblicato sul quotidiano X o sulla rivista Y, media che la gente legge spesso e volentieri. Poi, dopo aver letto, viene in farmacia e, giustamente, cerca (o pretende) un riscontro: "Lo ha detto un esperto, l'ho letto sul giornale/ascoltato alla radio/trovato su Internet!".

Il fatto
Una premessa squallida, lo ammetto e chiedo scusa. Soprattutto, non c'entra nulla, direttamente, con gli argomenti che tratto qui. L'unico punto in comune è "il parere dell'esperto" che, noto con una certa subdola soddisfazione, non infesta solo il mio ambito professionale. La portata del problema che l'"esperto" rappresenta è anch'essa la medesima:


Oh, ne ho linkate solo tre giusto per rendere l'idea: a voler essere esaustivi si rischia di saturare il database di Google ma vi invito comunque a fare ricerche in tal senso perchè si trovano altri articoli, naturalmente incentrati sul parere di "esperti" che addirittura ampliano il problema, incrociando dati e risultati di studi addirittura contradditori fra loro stessi (posso capire che il parere di un individuo possa collidere col parere di un altro anche a parità di preparazione e competenza... ma quando addirittura a collidere sono i "numeri" è evidente che qualcosa non torna. Questo sì che è come Chernobyl... e infatti sono 25 anni che aspettiamo di raggiungere un accordo univoco e oggettivo su cause, vittime e implicazioni).
Qui abbiamo "esperti" a 360°, e mi ricordano tutti Flint/Magpie: chi stima un problema "quasi" (ma non si sa bene "quanto") come Chernobyl, chi minimizza (il problema esiste ma non ha nulla a che vedere col disastro del 1986) e chi quasi si straccia le vesti (Giappone 2011 = Chernobyl 1986). Attenzione: sono tutti "esperti" (c'è scritto nei titoli, QUINDI sarà vero)! In quanto tali, sono tutti degni di attenzione. Non importa che, evidentemente, qualcuno stia sparando c@zzate (la questione giapponese non può, contemporaneamente, ricalcare l'incidente dell'86 E non avere nulla a che spartire con esso!).

Riflettiamoci
Caspita, se lo ha detto un "esperto" DEVE essere vero, c'è poco da fare. Come potrebbe essere altrimenti? Posso io provare a mettere in dubbio il parere di un "esperto"?
L'"esperto": non è un titolo di studio e, a quanto ne so io, non è neppure un riconoscimento ufficiale di qualche tipo. Di fatto, "esperto" non significa nulla dal punto di vista legislativo/professionale.
Eppure, ogni volta che un "esperto" (non perchè lo sia ma perchè così lo bolla la stampa... e la gente ci crede ogni volta, ovviamente) dice qualcosa, quel qualcosa acquista automaticamente un gradino di credibilità in più. Ed è la stampa a sottolinearlo: il titolo non dice "Un tizio che passava ha detto che...", dice "L'esperto ha detto che...".

Conclusioni
Santa Pazienza!

venerdì 25 marzo 2011

Svizzera: "Guai a chi ci tocca il nucleare..."

Invece di perder tempo a riflettere, il Cantone di Argovia, che ospita tre delle cinque centrali del Paese, ha votato per tenerle in funzione. E secondo il professor Antonino Zichichi il vero pericolo atomico è l'uomo

Riflettere, riflettere, riflettere. Molto lodevolmente, il governo dice di voler riflettere ancora un anno sulla decisione di riavviare il nucleare nel nostro Paese. Intanto, mentre noi pensiamo per un anno, i nostri vicini in quarant'otto ore agiscono. E agiscono esattamente come da noi figurato non più di tre giorni fa. In seguito ai fatti del Giappone i Verdi della Svizzera hanno chiesto al Parlamento del Cantone di Argovia (che ospita 3 dei 5 reattori svizzeri) di uscire dal nucleare. A tamburo battente, i 130 parlamentari hanno votato: 82 a favore del nucleare, confermandolo così la fonte che dà quasi il 50% d'elettricità agli svizzeri (l'altro 50% lo ottengono dall'idroelettrico). Insomma, siccome i francesi hanno già detto che non chiuderanno col nucleare, e ora neanche gli svizzeri, i reattori che si trovano entro un raggio di 200 km da Milano, 26 sono e 26 resteranno.
Ma, ancorché lodevole la decisione di riflettere, deve pur venire anche per noi il momento di agire (in un senso o nell'altro) e così mi permetto di suggerire alcuni spunti per una riflessione, se non rapida, almeno proficua. Un primo spunto di riflessione lo suggerisce il comportamento degli svizzeri e consiste nel porsi la seguente domanda: cosa faranno i giapponesi? Spegneranno i 50 reattori che gli sono rimasti? Se non volessimo imitare la Svizzera, forse potremmo pensare di imitare il Giappone. Se chiuderà col nucleare, allora avrà valutato che non è sicuro e le nostre ritrosie sarebbero più che legittime. Se invece non chiuderà col nucleare, allora dovrebbe quanto meno rafforzarsi in noi il dubbio che le nostre preoccupazioni siano, a dir poco, ingiustificate. A questo proposito, un elemento informativo analogo, ma certo, esiste: il caso dell'Ucraina, che «dopo» Chernobyl ha installato 9 nuovi reattori (portando così a 15 quelli in esercizio) e ne ha pianificato la costruzione, entro il 2035, di altri 22 (avete letto bene: 22), di cui 2 sono già in costruzione.
Un secondo spunto di riflessione potrebbe essere suggerito da una domanda cruciale che val la pena porsi: al di là della colorita letteratura mediatica che ci ha deliziato per giorni, se in Giappone non vi fosse stato alcuno dei 55 reattori nucleari in esercizio, vi sarebbe oggi un morto di meno? Siccome la risposta è no, forse potremmo concludere che il nucleare è sicuro al cospetto di terremoti anche 1000 volte più intensi di quello dell'Aquila, anche con maremoto a seguire.
Il terzo spunto di riflessione è questo. Il terremoto ha fatto collassare una diga, e il collasso ha spazzato via decine di abitazioni assieme ai loro sfortunati abitanti. Riflettiamo ora come segue: se in Giappone ci fosse stato un reattore nucleare in più al posto della diga che, collassando, ha spazzato via quell'intero villaggio, avremmo avuto oggi anche molti morti in meno? Qualcuno, molto giustamente, osserva che l'evacuazione cautelativa di un'area di 20 km di raggio attorno alla centrale ormai famosa è stata comunque una tragedia. Val la pena ricordare che, senza avere alcuna centrale nucleare, i cittadini dell'Aquila subirono la stessa tragedia e vissero per molte settimane in tende e lontani da casa. Così come quei poveretti del villaggio giapponese travolto dal collasso della diga non ebbero neanche il privilegio di essere evacuati, semplicemente perché una diga che collassa questo privilegio non dà.

Fonte: Il Giornale.it, 24 marzo 2011.

Chernobyl torna a sorridere Una mostra per non dimenticare

A 25 anni dal disastro nucleare, il palazzo comunale ospita le immagini della rinascita.

Venticinque anni dopo il più grande disastro nucleare della storia che colpì la centrale di Chernobyl, Modena non dimentica e lo fa anche attraverso una mostra, al via da oggi fino al 7 aprile, allestita nella Sala dei passi perduti del palazzo comunale. La mostra fotografica, intitolata Chernobyl ritorna a sorridere è incentrata sul lavoro e sui progetti portati avanti dalla Polivalente ‘87 & Gino Pini, che dal 1994 ha permesso a più di 600 ragazzi colpiti direttamente dalla tragedia, di recarsi a Modena durante le vacanze di Natale per un mese e di essere ospitati da famiglie modenesi. Le fotografie esposte, trenta pannelli che raccolgono gli scatti di Dante Faricella e Eliana Pelaggi dello studio Ieffe, ritraggono bambini di età compresa tra gli 8 e gli 11 anni, tutti provenienti dai villaggi ucraini dei distretti di Kagarlik e Rzhisciv, aree vicino a Chernobyl ancora oggi contaminate dalle radiazioni.
Come raccontato da Eliana Pelaggi durante la conferenza stampa di presentazione dell’evento tenutasi ieri in Comune, "alcune foto sono state fatte da me personalmente in Ucraina, nelle vicinanze della zona maggiormente colpita. Le immagini raccontano di case e paesi quasi fantasma, all’interno di un raggio chiuso al pubblico che ancora oggi raggiunge la distanza di 30 chilometri. Altre immagini ritraggono i bambini a Modena, durante il loro soggiorno, in famiglia, durante le attività ludiche, didattiche e culturali a cui partecipano nel loro mese italiano".
Fotografie piene di gioia dunque, per la maggior parte, proprio per dare un senso di speranza e di voglia di futuro. Catia Arletti Garuti, responsabile settore solidarietà della Polivalente ‘87 & Gino Pini, è la promotrice di questo progetto e di tanti altri che hanno preso il via proprio in Ucraina.
"L’idea di accogliere bambini colpiti dal disastro di Chernobyl — ha sottolineato la Garuti — è nata quasi per caso diciassette anni fa. Un mio caro amico venne a sapere che in Italia c’era già chi ospitava ragazzi di Chernobyl, ma solo chi aveva famiglie benestanti poteva permettersi di mandare i propri figli in Italia. Così pensammo che potevamo fare qualcosa di più, come ospitare ogni anno bambini diversi provenienti da realtà più povere, accollandoci ogni tipo di spesa, dal passaporto, al visto, ai biglietti aerei. Così è nato il nostro progetto e così, anno dopo anno, grazie alla Polivalente, agli enti locali, alla Regione e alla Fondazione Cassa di Risparmio, riusciamo a regalare a tutti questi ragazzi un’esperienza positiva, sotto l’aspetto delle relazioni, della solidarietà, del gioco, della cultura ma anche della salute, attraverso visite mediche che compiono nel mese in cui sono nostri ospiti. Tutte le famiglie che hanno aderito hanno creato una vera e propria grande famiglia, all’interno della quale i bambini crescono e stanno insieme".
La Polivalente ‘87 & Gino Pini ha realizzato in Ucraina, e continua a realizzare, anche altri progetti legati alle scuole, come la costruzione di palestre, impianti di riscaldamento, biblioteche, cucine e l’ abbattimento delle barriere architettoniche per i disabili. Chernobyl ritorna a sorridere è una mostra che invita a non dimenticare ma che anzi, visto quello che sta succedendo in Giappone in questi giorni, spinge a riflettere su una questione nucleare mai davvero risolta.

Fonte: Il Resto del Carlino - Modena, 24 marzo 2011.

Chernobyl: il sarcofago fa ancora paura, la città fantasma di Prypiat (Video)

Chernobyl: un nome che evoca terrore solo a nominarlo. Nella primavera del 1986 l'Europa ha tremato, mentre si consumava il disastro nucleare più grave di tutti i tempi. Ancora oggi, a distanza di 25 anni, la popolazione dell'Ucraina attribuisce all'incidente della centrale nucleare ogni malattia che la colpisce.
Sapete bene quanto la gente tenga alla propria terra, essere trasferiti in modo coatto altrove è già una condanna a morte, specie per gli anziani. In più è subentrata la sindrome da radiofobia che condizionerà anche le future generazioni. La centrale di Chernobyl fu completata nel 1983; il reattore nucleare nacque per produrre plutonio a fini militari con una potenza di 3200 milioni di Watt termici che originano una potenza di 1.000 milioni di Watt elettrici.




L'incidente riguardò il reattore 4 durante un'esperimento condotto in modo irresponsabile con reiterate violazioni della prassi di sicurezza. Le esplosioni all'interno del reattore provocarono lo scoperchiamento del nocciolo che fu esposto all'atmosfera. Vapori, gas radioattivi, grafite, materiali strutturali furono proiettati nel cielo. La grafite del nocciolo si mise a bruciare a contatto con l'aria, diffondendo la radioattività per migliaia di kilometri.
Le manovre tampone riuscirono nell'intento di spegnere l'incendio ma non in quello di far cessare l'emissione di radioattività che proseguì sino al 6 maggio, quando crollò lo schermo inferiore del reattore. I rapidi cambiamenti meteorologici provocarono anche un movimento irregolare della nube radioattiva.
Tra il 26 e il 28 aprile la nube raggiunse Polonia e Svezia, interessando poi Olanda, Belgio e Regno Unito. La rotazione dei venti consente alla nube di espandersi su tutta l'Europa centrale sino ad investire anche l'Italia. Nel frattempo in Ucraina fu evacuata la cittadina di Pripyat, vicina alla centrale, ancora oggi in stato di totale abbandono.
Le deposizioni radioattive: iodio 131, cesio 137 e cesio 134 produssero contaminazioni alimentari su molte zone d'Europa. Fu il latte l'alimento che registrò la maggiore contaminazione. Nei 90 giorni successivi all'incidente persero la vita per la sindrome da radiazione 28 persone in Ucraina, che insieme ai tre tecnici morti al momento dell'esplosione, portarono a 31 il numero delle vittime.
Gli effetti a distanza in loco finirono per tradursi in un aumento dei casi di tumore alla tiroide nei bambini al di sotto dei 15 anni di età. La zona più colpita risultò quella di Gomel in Bielorussia. I casi di leucemia infantile non sono invece aumentati in modo significativo dopo l'incidente, ma in generale questi dati contrastano con quelli catastrofici portati da Greenpeace, che atttribuisce alla tragedia la perdita dei 6 milioni di persone per neoplasie di vario tipo.
Un cenno va al danno ambientale: grosse aree forestali furono abbattute: fu colpito soprattutto il pino che si disseccò rapidamente. L'industria del legno subì un duro colpo in tutta l'Ucraina; si pensò che il suo utilizzo fosse una fonte certa di inquinamento radiologico. In Italia il maggior apporto radioattivo si registrò tra il primo ed il 6 maggio 86. L'opinione popolare in Friuli Venezia-Giulia ha addebitato proprio alla nube di Chernobyl l'aumento dei casi di tumore tra la popolazione degli ultimi 15 anni.
La deposizione di contaminanti radioattivi sul territorio italiano fu influenzata dalle piogge che si presentarono a tratti abbondanti sul settentrione in quel periodo. Tuttavia tutti i picchi di radioattività raggiunti si dimostrarono inferiori al livello di rischio per la popolazione.
Tra il luglio e il novembre del 1986 un enorme sarcofago di acciaio e calcestruzzo fu creato attorno al reattore 4. Da allora tale sarcofago è stato monitorato ma seguita a preoccupare gli esperti: la stabilità è a rischio, ci sono concrete possibilità di nuove contaminazioni esterne e inoltre la lava solidificata che contiene il combustibile nucleare (stimato in oltre 135 tonnellate di materiale) è instabile. Basterebbe un evento estremo per mettere a repentaglio la stabilità della struttura: non ci sono bullonature che sostengano il sarcofago, le strutture di sostegno furono semplicemente appoggiate. Anche gli acquedotti di Kiev sono a rischio: le acque del fiume Prypiat potrebbero essere contaminate dallo stronzio.
Le radiazioni danneggiano il DNA; si va dalla semplice ustione che migliora rapidamente, sino a danni a lungo termine che si traducono in tumori, leucemie e malattie degenerative. Gli effetti genetici si osservano nelle generazioni successive.
La costruzione di un nuovo sarcofago, appaltata ad un ente privato francese, è ancora in fase embrionale, soprattutto per i gravi rischi a cui sono sottoposti gli operai, che devono essere costantemente sostituiti per non assorbire radiazioni in eccesso.

Fonte: MeteoLive NEWS, 24 marzo 2011.

Chernobyl, 25 anni dopo nel villaggio deserto

A 25 anni dall'incidente di Chernobyl sono ancora molte le ricadute che quel disastro nucleare ha creato. Il villaggio di Tulgovichi, ad esempio, e' stato uno dei centri a subirne maggioremente l'effetto. In moltissimi abbandonarono il centro abitato che si trova a soli 30 chilometri della centrale. Ai sopravvissuti non e' rimasto che arrangiarsi come potevano.
Intanto ricercatori hanno monitorato 12500 persone che avevano meno di 18 anni al momento dell'incidente, misurando appena due mesi dopo la tragedia i livelli di Iodio-131, un isotopo radioattivo rilasciato in abbondanza dopo l'esplosione della centrale. I pazienti sono poi stati visitati dopo 12 anni, e quindi seguiti per i 10 anni successivi.
In questo lasso di tempo 65 persone hanno avuto una diagnosi di cancro alla tiroide, e la probabilità è risultata doppia per ogni gray (unità di radiazione assorbita) misurato nei pazienti.Secondo altri studi portati avanti sulle persone che sono sopravvissute alle bombe atomiche il rischio inizia a diminuire a 30 anni dall'esposizione, ma a 40 anni è ancora più alto che nella popolazione media. Le stime sui potenziali danni a lungo termine dell'esplosione di Chernobyl sono divergenti: studi dell'Oms parlano di un massimo di 6mila morti, mentre secondo altre ricerche, soprattutto di associazioni ambientaliste, potrebbero essere più di 100mila.

Fonte: ansa.it (clicka per visionare la galleria fotografica), 24 marzo 2011.

lunedì 21 marzo 2011

25 anni dopo Chernobyl: non diminuisce rischio di cancro alla tiroide

Uno studio del National Cancer Institute rileva che il rischio di tumore alla tiroide, per coloro che erano bambini ed adolescenti quando sono stati esposti al fallout di Chernobyl, non ha ancora iniziato a diminuire.

Quasi 25 anni dopo l’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl in Ucraina, i ricercatori dicono che l’esposizione allo iodio radioattivo (I-131) del fallout, può essere considerata responsabile dei tumori alla tiroide che sono ancora in corso tra le persone che vivevano nella zona e che, al momento del disastro, erano bambini o adolescenti.
Un team internazionale di ricercatori ha condotto uno studio per il National Cancer Institute (NCI), trovando una chiara relazione fra dose-risposta, in cui il maggior assorbimento dello Iodio 131 ha portato ad un aumento del rischio di cancro alla tiroide che non sembrava diminuire nel tempo.
La ricerca, che rappresenta il primo esame prospettico del rischio di cancro alla tiroide in relazione alle dosi di I-131 a cui i bambini ed adoloscenti della zona di Chernobyl sono stati esposti, è apparso il 17 marzo 2011 sulla rivista Environmental Health Perspectives.
“Questo studio è diverso dalle precedenti ricerche sull'argomento correlate a Chernobyl. In primo luogo, ci siamo basati sulle dosi di radiazioni da Iodio-131, che sono state rilevate su ogni singolo individuo preso in esame, entro due mesi dall’incidente. In secondo luogo, abbiamo identificato i tumori alla tiroide utilizzando i metodi standard e tutti i soggetti sono stati sottoposti a screening indipendentemente dalla dose di radioattività ricevuta”, ha spiegato Alina Brenner del Radiation Epidemiology Branch dell’NCI.
Lo studio ha incluso oltre 12.500 testers che al momento dell’incidente di Chernobyl, il 26 aprile 1986, avevano meno di 18 anni e che hanno vissuto nelle tre regioni ucraine più vicine al luogo del disastro: Chernigov, Zhytomyr e Kiev. I livelli di radioattività della tiroide che sono stati misurati, per ogni individuo, entro i due mesi successivi all’incidente, sono stati utilizzati per stimare la dose di I-131 assorbita. I partecipanti si sono poi sottoposti a screening per cancro alla tiroide fino a 4 volte in 10 anni, con il primo screening effettuato dai 12 ai 14 anni dopo l’incidente.
Gli screenings standard hanno incluso un esame che analizza la crescita della tiroide ed uno ecografico (con una procedura che utilizza onde sonore per definire l’immagine della tiroide all’interno del corpo), ed un esame clinico indipendente effettuato da un endocrinologo.
Alle persone esaminate è stato chiesto di completare una serie di questionari che riguardavano dettagli sulle stime di radioattività assorbite dalla tiroide e che hanno preso in considerazione fattori quali l’ambiente di vita, il consumo di latte e l’assunzione di pillole allo iodio non radioattivo, nei due mesi dopo l’incidente, per contribuire a diminuire la quantità di quello radioattivo nella tiroide.
I soggetti diagnosticati con cancro alla tiroide, sottoposti anche d operazione, in totale 65, sono stati sottoposti a biopsia per raccogliere le potenziali cellule cancerogene per l’esame microscopico.
I ricercatori hanno calcolato il rischio di cancro in relazione all’incidenza della quantità di Iodio 131 assorbita dalla tiroide di ogni persona, misurata in Gray (Gy). Il Gray è il Sistema Internazionale di unità di misura delle radiazioni assorbite. Ogni Gray rilevato in aggiunta è stato associato al doppio dell’incremento del cancro alla tiroide connesso alla radioattività.
I ricercatori non hanno trovato prove, durante il periodo di studio, per indicare che il rischio di cancro per coloro che vivevano nella zona al momento dell’incidente sia in diminuzione nel tempo.
Tuttavia, una ricerca separata, che ha analizzato le persone sopravvissute ed esposte alle radiazioni delle bombe atomiche, ha scoperto che il rischio di cancro diminuirebbe a partire dai 30 anni dopo l’esposizione, ma sarebbe ancora elevato 40 anni dopo.
I ricercatori credono che un continuato follow-up dei soggetti presi in esame in questo studio, sarà necessario per determinare quando si potrà verificare una diminuzione del rischio.

Fonte: Media-Newsfire, 18 marzo 2011; Traduzione: Progetto Humus

S.T.A.L.K.E.R. Oblivion Lost 2010, una road map

Nei prossimi mesi sono previsti diversi aggiornamenti per il megamod Oblivion Lost 2010 dedicato a Shadow of Chernobyl.
Si tratta anzitutto di una patch, prevista all'incirca fra giugno e agosto 2011, che aggiornerà il mod alla versione 1.0.2, correggendo una serie di bug presenti nell'attuale versione e inserendo, contemporaneamente, alcune novità minori.
Successivamente, entro l'autunno 2011, saranno resi disponibili due .iso dedicati rispettivamente all'Oblivion Lost 2009 e all'Oblivion Lost 2010, con relativi autorun e installers, a costituire una sorta di piccola antologia del lavoro svolto dal 2009 a oggi da parte di Kyuzo.
E' inoltre in cantiere, ma per adesso si tratta solo di indiscrezioni non confermate ufficialmente, il progetto Oblivion Lost 2010 2.0, col quale l'ultima versione del megamod verrebbe "fusa" col noto mod ZRP (Zone Reclamation Project), apprezzato pacchetto rivolto alla risoluzione dei bug presenti in Shadow of Chernobyl. L'idea è molto ambiziosa e il lavoro da svolgere decisamente massiccio, ragion per cui il rilascio del prodotto ultimato sarebbe previsto, in ogni caso, nel corso del 2012.

Link:
Oblivion Lost 2009 RC1
Oblivion Lost 2010

Articoli correlati:
Oblivion Lost 2010: rilasciato e disponibile per il download
Oblivion Lost 2010: intervista esclusiva con l'Autore

giovedì 17 marzo 2011

A testa bassa Kiev insiste sul nucleare

Chernobyl, Three Mile Island, Fukushima: e allora? L’Ucraina non ha nessuna intenzione di abbandonare l’utilizzo dell’energia nucleare per scopi civili poiché ad essa da queste parti non ci sono alternative. Non é una questione ideologica, ma estremamente pratica, se a Kiev non si vuole tornare d’improvviso all’etá della pietra.
Ieri il primo ministro Mykola Azarov ha detto che solo le nazioni ricche possono permettersi di discutere ora la chiusura delle centrali. Impossibile insomma fare meno dell’atomo in un paese che soddisfa il 50% del proprio fabbisogno energetico proprio con questo tipo di energia.
Niente ripensamenti, ma qualche controllo in più sí. Energoatom, l’ente statale che gestisce i quindici reattori del Paese, ha annunciato di aver intensificato i controlli. Spronato dagli eventi giapponesi, il presidente Yury Nedashkovsky ha affermato “bisogna rafforzare le priorità per la sicurezza e l’affidabilità degli impianti”. Squadre di ingegneri specializzati analizzeranno a fondo i sistemi di comunicazione e di emergenza per assicurare la prontezza di intervento in caso di allarme nelle quattro centrali dove sono distribuiti i quindici reattori: Rivne (4), Khmelnitsky (2) Zaporizhzhia (6) e Yuzhnoukrainsk (3).
Le prime due centrali si trovano nel nord del paese, secondo gli ambientalisti in zone non immuni da rischi sismici. Nel 1986, dopo la tragedia di Chernobyl, era stata bloccata la costruzione della centrale di Shchlolkine, sul Mar Nero, per questioni di sicurezza. In quella di Chernobyl si può andare ora a fare un po’ di vacanza.

Fonte: East Side Report, 16 marzo 2011.

E a Chernobyl si va in vacanza

Come se nulla fosse, o quasi. L’allarme atomico di un’altra Chernobyl in Giappone arriva in Ucraina senza destare particolare sconcerto, quasi la proverbiale flemma orientale fosse anche una virtù della repubblica ex sovietica. Strana cosa per un Paese che ha conosciuto la più grande catastrofe del nuclere civile della storia. Ma tant’é, così va da queste parti proprio alla vigilia del 25esimo anniversario (26 aprile) dell’incidente al reattore numero 4 della centrale.
Il presidente Victor Yanukovich ha dato naturalmente solidarietà a Tokio e assicurato appoggio e aiuto tecnico nel caso ce ne fosse bisogno, ma i media si sono occupati in questi giorni più dei battibecchi politici tra governo e opposizione e la gran parte della popolazione pare più impegnata ad affrontare gli effetti del caro vita che a riflettere sull’incidente di Fukushima. Alcuni esperti hanno sottolineato più che altro la difficile comparazione tra quello che è successo in Giappone e la tragedia nell’ex repubblica sovietica. “I reattori giapponesi sono moderni e costruiti per le zone sismiche, non dovrebbero esserci conseguenze simili a quelli di Chernobyl”, ha detto all’agenzia Interfax Valeriy Glygalo, capo del Chernobyl Centre for Nuclear Security.
Gli ucraini sono abituati a convivere con il nucleare e mentre altrove si pensa anche alle alternative (la Germania ha scelto di fare una pausa), a Kiev nessun politico ha dato segno di voler mutare corso. Nel Paese sinonimo di disastro nucleare sono in funzione oggi una quindicina di reattori che producono circa il 50% dell’energia, due impianti sono in costruzione e ci sono progetti per altri nove. Negli ultimi mesi la centrale Chernobyl é diventata addirittura meta turistica, con tour operator che offrono gite di un giorno nella zona off limits, e non incute più particolare timore.
Da quando la rivista americana Forbes ha messo la zona del sarcofago in cima alla lista dei posti più “esotici” dove andare in vacanza, i prezzi per le visite sono raddoppiati, sino a 160 dollari a testa. Prezzi che pagano non solo stranieri in cerca di emozioni, ma anche molti ucraini che in questi giorni affollano i bus che in meno di due ore raggiungono da Kiev la zona del disastro.

Fonte: East Side Report, 15 marzo 2011.

mercoledì 16 marzo 2011

A mani nude nel reattore nucleare

In Giappone li chiamano “superpompieri”. In Unione Sovietica erano, in gergo staliniano, “i liquidatori” (liquidatsija era la parola usata nelle purghe). Sono gli unici che possono avvicinarsi e lavorare nei pressi del reattore numero uno di Fukushima. I giapponesi hanno speciali tute di sicurezza, segnalatori di radiazioni ed esposizioni ridotte al minimo. Per i colleghi russi andò ben diversamente. Avevano misere maschere e lastre di piombo malamente ritagliate. Li chiamavano “stalker”, prendendo a prestito il film di Andrej Tarkovskij. Letteralmente significa “cacciatori”, ma in russo il senso è semplicemente quello di “liquidatori”. Per il londinese Times, sono “gli uomini che salvarono l’Europa da Chernobyl”. “Biorobots”, robot biologici, come venivano chiamati, che lottavano contro la “bestia”. Di quei pompieri resta appena un monumento nel cimitero Mitino a Mosca.
Bisognava assolutamente impedire che la radioattività continuasse a diffondersi e il potere sovietico non esitò a sacrificare i suoi migliori soldati e medici, alle prese con una radioattività dieci volte più grande di Hiroshima. C’erano i minatori ucraini che con i picconi scavarono una galleria sotto la pancia del reattore. Molti di loro spalarono a mani nude la grafite radioattiva che disfaceva come lava tutto ciò che toccava. La tuta protettiva era così pesante che ne rallentava la corsa. Così molti andarono senza, anche senza sapere avrebbero perso la pelle a causa delle radiazioni. Ad altri veniva detto di bere vodka, perché si pensava che aiutasse a combattere la radioattività.
C’erano combattenti anomali come i “dosimetristi”: disegnavano la cartografia della centrale distrutta, vagando come spettri tra le rovine mortali, misurando la radioattività zona per zona. Molti di loro, malati e morenti, finiranno i propri giorni nel sanatorio di Oksakovshchina, dove un tempo andavano in vacanza i burocrati sovietici.
I “liquidatori” si arrampicavano sui tetti, avevano un minuto per arrivare su, buttare un po’ di scorie radioattive nel grande buco del reattore e ridiscendere. Entrarono in azione quando fallirono i robot meccanici (andarono in tilt a causa delle radiazioni e il primo che arrivò sul tetto si imbizzarrì e precipitò nel nucleo, come a suicidarsi). A manovrare quei robot, che ironia della sorte erano di fabbricazione giapponese, c’erano scienziati che moriranno per essersi esposti alle prime radiazioni. Seicentomila persone si alternarono dal 26 aprile alla fine di dicembre del 1986, quando migliaia di tonnellate di cemento e un’armatura di ferro coprirono con un sarcofago il reattore. Ebbero la promessa di un raddoppio di paga o di un compenso triplicato se accettavano di lavorare molto vicino alla centrale. In verità chi si rifiutava di “liquidare” veniva considerato un disertore. La stessa logica portò a pensare che per dare un messaggio rassicurante all’opinione pubblica internazionale bisognava far sfilare più di un milione di persone a Kiev, dove l’inquinamento radioattivo era al massimo. Ai “liquidatori” si pensò di far issare una bandiera sulla ciminiera alta settantotto metri e mai decontaminata: i “liquidatori” avevano tre minuti al massimo per salire la scaletta, tre per fissare la bandiera e ancora tre per ritornare indietro. “Il popolo sovietico è più forte dell’atomo”, era scritto sulla bandiera.
Quasi tutti questi pompieri “semplici” morirono per le conseguenze radioattive. Colpiti dalla leucemia, dal cancro alla tiroide, dalle malformazioni genetiche, dalle mutazioni del Dna che verranno trasmesse ai discendenti. Vivevano tutti a Prepiat, la città dei dipendenti della centrale a due chilometri da Chernobyl. Prima dell’incidente ci abitavano 40 mila persone. Oggi restano strane pianure e boschi che grazie alle radiazioni hanno sviluppato una surreale bio-diversità. Sembrano molto belli. C’è chi lo chiama “Eden che uccide”. Alle famiglie dei “liquidatori” resta una medaglia: da una parte c’è il disegno stilizzato di Chernobyl e dietro una colomba della pace. Oppure l’elica nera, il simbolo della radioattività, e una semplice frase: “Agli eroi liquidatori. Aprile 1986”. Restano immortalati nei filmini di propaganda sovietica in bianco e nero: i pompieri eroi salutano verso la camera e poi si abbracciano impacciati dentro le loro tute, piangendo, perché sanno di essere condannati. Morendo, salvarono l’Europa.

Fonte: ilfoglio.it, 16 marzo 2011.

Il sopravvissuto: Chernobyl fu un disastro senza paragoni

Anatoli Beliaev: pale per raccogliere materiale radioattivo

Invalido per colpa di quella centrale ucraina la cui esplosione seminò morte e radiazioni in parte d’Europa ma soprattutto, dal suo punto di vista, ha rovinato la sua vita. Uno dei bonificatori della zona di Chernobyl ripensa agli effetti di quell’incidente e, comparandoli con quelli finora accertati dell’impianto giapponese danneggiato dal terremoto, dice in sostanza: mi dispiace per Fukushima ma, purtroppo, da noi fu peggio. Anatoli Beliaev ha 53 anni ed è un ex “liquidatore”, come venivano chiamati i circa 230mila componenti delle squadre di bonifica attivi nella zona di Cernobyl fino al 1990. «Quando si seppe dell’incidente ero a casa, in licenza dal militare; ero giovane, avevo 28 anni», ricorda della catastrofe del 26 aprile 1986 facendo intendere che sulle prime - nella nebbia di omissioni del regime sovietico - non aveva intuito che quel giorno avrebbe piagato la sua esistenza. Anche i nove mesi a venire passarono solo condividendo paure e preoccupazioni degli altri sovietici; poi il 27 gennaio 1987, «l’inizio di un periodo durissimo della mia vita». I ricordi sono molto crudi: «Fui mandato a Cernobyl, con la mia 26ª Brigata del distretto militare di Mosca, assieme ad altri 2.500 commilitoni, per disattivare il quarto reattore della centrale». «Di questi 2.500, siamo rimasti in vita in 500; gli altri 2.000 sono morti. Io sono invalido», aggiunge con una laconicità e dignità che invita a non chiedere dettagli. «Il lavoro era micidiale, non penso come sia ora a Fukushima», dice comunque riferendosi ai rischi cui si era esposti trattando materiale contaminato con semplici pale. A differenza dell’impianto giapponese «quello di Cernobyl prima è esploso e poi bruciato creando un disastro di vastità imparagonabile, spargendo graffite per un vasto territorio. E noi la dovevamo raccogliere».

Fonte: corriere.com, 16 marzo 2011.

Viaggio nel cuore di Cernobyl 25 anni dopo la catastrofe nucleare

Questa è la cronaca della prima visita ufficiale di giornalisti a Cernòbyl, 25 anni dopo la catastrofe nucleare. Da allora nessun giornalista è potuto entrare nel sarcofago della centrale, se non per astuzia. La visita è stata organizzata dalla Commissione Ue di Bruxelles e dalla Bers, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo.

Kiev, ore 7 del mattino, radioattività 0,18.
Viale Hresciatik, la strada principale ed elegante della città. I marciapiedi sono stati spazzati dalla neve. Nei negozi di lusso - l'Italia piace anche qui - si vendono vini italiani, ma si vende vino rosso, della Crimea, anche nei piccoli chioschi (kiock) delle strade: la medicina popolare ucraina, leggenda moderna che non si sa da dove nasca, dice che il vino rosso previene gli effetti della radioattività. "Come quella volta: ci dissero di bere vodka", ricorda una donna. La vodka, rimedio delle campagne e delle mense operaie contro tutto; vodka contro influenza, foruncoli, scabbia e vodka contro il cancro alla tiroide da contaminazione radioattiva.
Si passa il Dnepr gelato, con la gente che scava i buchi nel ghiaccio per catturare qualche carpa affamata.

Statale verso nord, ore 7,45, radioattività 0,14.
Nevica leggero. Per circa 160 chilometri boschi di betulle spoglie, case, qualche fabbrica, sterpaglie, campi duri di gelo. La temperatura è tra i meno 6 e i meno 10. È la strada per Cernobyl, verso il confine con la Bielorussia.
Clima grigio chiaro, neve grigia dura a terra, automobili sporche del fango salato e grigio sparso sulle strade, cemento grigio, cielo basso e opprimente.
"Era grigio anche il sole, in quei giorni d'aprile. Un fenomeno stranissimo, non avevamo mai visto prima il sole grigio, né l'avremmo più visto dopo".
In mezzo alla campagna c'è un posto di blocco. I gabbiotti dei poliziotti, i cartelli di pericolo, una sbarra taglia la strada.
È l'ingresso alla zona di esclusione.
C'è il controllo dei documenti.

Limite della zona di esclusione, ore 9, radioattività 0,23.
Attorno ci sono le baracche dei poliziotti, le sbarre che chiudono la strada, qualche transenna mobile, i cartelli di pericolo radioattività, un cane da guardia accucciato nella neve, la strada coperta di neve. Più lontano, ancora betulle, sterpaglie, rettangoli di campi che saranno coltivati quando tornerà la bella stagione.
Volòdimir Holòscia è l'ingegnere che comanda tutta la zona di esclusione di Cernòbyl. Quando era un cittadino dell'Urss si chiamava Vladìmir, ma oggi è ucraino e si chiama Volodimir. Però parla russo, non ucraino.
Dice Holoscia: «La zona di esclusione è un'area inaccessibile di 25 chilometri quadri. Prima della catastrofe qui abitavano 116mila persone, 96mila furono trasferite altrove».
Attenzione, quando Holoscia dice "catastrofe" c'è un'ambiguità semantica. Nella lingua russa la parola "catastròfa" significa anche catastrofe, come in italiano, ma significa soprattutto incidente, anche un incidente d'auto ("avtomobìlnaia catastròfa").
Dopo il trasloco di 25 anni fa, 3mila di loro tornarono alle loro case, ma ripartirono.
Degli abitanti originali, nella zona di esclusione ne vivono ancora 250, ma è vietato abitare (se non per motivi accertati) e lo dice la legge ucraina perché non è possibile garantire standard di qualità ambientale. Abitano anche altre persone, solamente con permessi speciali.

Attraversando la zona di esclusione, ore 9,15, radioattività 0,30.
Le coltivazioni che c'erano 25 anni fa sono state abbandonate; vi crescono sterpi e boscaglie basse. I boschi di betulle e abeti sono intersecati da larghe abbattute, che servono a tagliare gli incendi. Non deve bruciare la foresta di cesio e di torio, perché il fumo porterebbe gli elementi radioattivi a spasso per questa fetta di mondo. Ci sono i sensori antincendio; in caso in cui non fosse controllabile il fuoco, questi tagli che dividono i boschi in settori servono a limitarne l'espansione.
Ogni tanto a bordo della strada ci sono case abbandonate e in rovina, piccole fabbriche con tramogge e capannoni e silos ormai rugginosi, tetti crollati.
L'unica animazione è nella borgata di Cernòbyl, 2.500 persone a un paio di chilometri dalla centrale. Una chiesa, qualche casermone, qualche negozio.
Oggi attorno alla centrale lavorano 3.300 persone. I ruspisti che fanno gli sbancamenti di terreni contaminati, i medici per i controlli, i poliziotti, gli addetti alla manutenzione, gli impiegati.
Nell'avvicinarsi al cadavere della centrale, le sequenze di tralicci dell'alta tensione sono sempre più frequenti. Vanno tutti dalla stessa parte, come raggi verso il centro, verso la stazione elettrica di trasformazione adiacente alla centrale.

Fonte: ilsole24ore.com, 10 marzo 2011.

Scendono in piazza a Kiev i 'liquidatori' di Chernobyl

"Dimenticati da governi". In 700.000 lavorarono a decontaminazione

Un migliaio di 'liquidatori' e reduci da Chernobyl sono scesi in piazza oggi a Kiev per protestare contro le insufficienti sovvenzioni che lo stato concede a chi lavorò alle operazioni di soccorso e di decontaminazione nella zona dell'incidente nucleare del 26 aprile 1986. Siamo stati dimenticati, protestano, approfittando della rinnovata attualità della tragedia di 25 anni fa, alla luce dell'emergenza giapponese. Secondo Yuri Andreev, presidente dell'Unione Chernobyl, i lavoratori e i superstiti di allora devono affrontare ancora oggi enormi problemi e le autorità non fanno gran che per aiutarli.
La difficile situazione economica ucraina, la riforma delle pensioni e i tagli previsti dal premier Mykola Azarov aggravano il quadro per chi all'epoca si è speso in aiuti, anche volontari, e poi è stato costretto ad abbandonare la propria abitazione e trasferirsi altrove. "L'anno scorso il presidente Victor Yanukovich ha ordinato di aumentare i sussidi e procedere ai rimborsi per i reduci, ma il premier ha fatto finta di niente" ha detto al Kiev Post Andriy Shuralev, uno dei liquidatori oggi presente davanti al palazzo del governo.
La difficoltà arrivano comunque da lontano, come ha fatto notare Andreev, da quando nel 2001 ai tempi del presidente Leonid Kuchma e dell'allora primo ministro Viktor Yushchenko gli aiuti per i liquidatori e le loro famiglie furono tagliati. E "il governo Azarov ha mantenuto la stessa cifra per complessivi 6.3 milioni di grivne all'anno (circa 540 mila euro), un sostegno inadeguato per i tre milioni di ucraini che ne hanno diritto", ha ribadito il presidente dell'Unione Chernobyl. Circa 700mila persone, tra militari e civili, reclutati e volontari, furono i liquidatori provenienti non solo da Ucraina, ma anche da Russia e Bielorussia, repubbliche che all'epoca facevano parte dell'Urss. Operai, pompieri, soldati e volontari di ogni genere che lavorarono nella zona off limits, quella entro 30 km dal reattore numero 4 di Chernobyl.
Si calcola che 25 mila di loro siano morti a causa delle radiazioni, anche se i rapporti ufficiali dell'Iaea (l'Agenzia internazionale per l'energia atomica) parlano solo di una cinquantina dei cosiddetti "early liquidators", i cosiddetti 'spalatori' che per primi lavorarono alla decontaminazione, deceduti in conseguenza diretta dell'esposizione radioattiva nella zona proibita. Il 14 dicembre, data in cui nel 1986 è stata completata la costruzione del mantello protettivo della centrale, si celebra in Ucraina la giornata dei liquidatori.

Fonte: notizie.virgilio.it, 16 marzo 2011.

venerdì 11 marzo 2011

Intervista con MoozE

Ecco la traduzione dell'intervista realizzata verso i primi di marzo dal sito GSC-fan.com col compositore Mooze, autore di alcune fantastiche tracce audio utilizzate per Shadow of Chernobyl:

Il gioco per computers S.T.A.L.K.E.R. è stato definito il Progetto più "atmosferico" del 2007, dalle riviste per videogiochi. Oltre al design, architettura e sound design in spirito con lo stato d'animo della Zona, la musica di alta qualità è stata fatta dal noto compositore Vladimir "MoozE" Frey. Noi vi suggeriamo di leggere l'intervista condotta con Vladimir, in cui lui vi parlerà della musica, la creatività, la partecipazione a S.T.A.L.K.E.R., i piani futuri e molte altre cose. Darà qualche consiglio ai nuovi musicisti.

GSC-Fan.Com: Ciao Vladimir! Iniziamo con la domanda tradizionale. Come e quando hai deciso di dedicare la tua vita alla musica?
MoozE: Quando avevo 13 anni, per caso ho scoperto che, con l'aiuto di Fast Tracker II, si potevano registrare i anche propri campioni. Da lì tutto è iniziato.

GSC-Fan.Com: Potevi sapere che saresti diventato un famoso e popolare compositore per videogames?
MoozE: No, ma l'ho sognato, come tutti i principianti.

GSC-Fan.Com: Una volta, cercando potenziali clienti, tu mandasti la tua musica agli sviluppatori. E ora come sono i contatti? Vengono loro da te, oppure sei il primo a prendere l'iniziativa?
MoozE: Succede in entrambi i modi.

GSC-Fan.Com: Tu scrivi canzoni di vari generi, dal breakbeat industriale al dark ambient. Che genere di musica preferisci? Con quale è più interessante lavorare?
MoozE: La gamma di generi/stili con cui lavoro, e che mi interessano come ascoltatore, grazie a Dio, non è limitata dall'"industrial breakbeat al dark ambient"... Questo è un giudizio erroneo causato da una semplice mancanza d'informazione sul mio lavoro e i miei gusti. Io non capisco i compositori/gruppi che trovano "il loro stile", strimpellano per decenni, e già dopo 1-2 album iniziano a copiare se stessi in un profondo torpore creativo, cosi come non capisco gli ascoltatori che si limitano con 2-3 stili e non si sforzano minimamente di scoprire qualcosa di nuovo.

GSC-Fan.Com: Vladimir, cosa puoi consigliare a coloro che vogliono essere compositori?
MoozE: I primi 5-6 anni di creazioni non raccolgono le osservazioni degli esperti, ma servono solo per ascoltare te stesso. Ciò è dovuto in primo luogo al fatto che trovare un professionista adeguato che possa oggettivamente valutare il vostro lavoro e dare buoni consigli, purtroppo, è estremamente difficile. Anche se il novizio compositore ha molto talento, è molto difficile vederlo a causa di usuali difetti tecnici che sono presenti nel lavoro di ogni principiante, e non lo accettano per mancanza di talento, anche in audizione professionale. E, in terzo luogo, considerando la "delicata questione" con cui abbiamo a che fare, si può supporre che la maggior dei parte nuovi compositori si prenderà tutte le critiche. E questi 5-7 anni contribuiranno a generare la propria opinione e prospettiva sull'arte e, quindi, a sviluppare la capacità di scegliere cosa o chi ascoltare, e con cosa essere in disaccordo.
– Oggi cè la necessità di trovare il "proprio stile" e il "proprio sound". Puoi mmaginare un attore che ha finalmente trovato il "suo ruolo" ed è pronto a dedicare tutta la sua vita a questo, e a "lucidarlo" fino a farlo brillare? Sarebbe assurdo, e sappiamo tutti che ogni attore è felice per ogni nuovo ruolo, che è diverso dai suoi precedenti lavori. Allora perché oggi, quando la tecnologia ci offre una straordinaria opportunità di lavorare con suoni e musica (e che sembrano moltiplicarsi ogni anno), quando in Internet con un paio di click puoi trovare tutte le informazioni necessarie sulla teoria della musica e del suono, e in generale tutto ciò che riguarda la musica, i compositori, invece ignorano queste infinite possibilità, trovando "il loro stile" e sono pronti a stagnarci per anni e decenni? Secondo me è molto stupido e poco interessante. Per usare un eufemismo.
– Trova la tua strada (da non confondere con lo stile del quale ho parlato in precedenza), la più comoda e conveniente per te. Si può scegliere una formazione classica, si può essere autodidatti o entrambe queste due opzioni, e imparare solo ciò che ti interessa di volta in volta con l'aiuto degli insegnanti-tutor.
– Sviluppa un gusto. Ascolta, leggi, impara il più possibile riguardo la varietà del lavoro, dell'arte, dei generi e stili e varietà dell'ascolto. Impara tutto quello a cui sei interessato, anche se non è strettamente legato alla musica. E' sorprendente la quantità di informazioni utili che un compositore può trovare, per esempio, su un libro riguardante i film, articoli sul disegno o su lavori filosofici di altre persone. Tutto ciò che passa attraverso te stesso, forma il tuo gusto. E il gusto, a sua volta, è quasi la maggiore forza nel lavoro da cui si ricava l'arte.
– Quando si è pronti a spendere una certa quantità di denaro risparmiato per le attrezzature, pensate con attenzione se ne avete bisogno, o se è meglio rendere omaggio agli sviluppatori di software pirata, che usa ogni aspirante musicista. Credetemi, con un computer/laptop più potenti, monitor e un buon software, è possibile spostare le montagne. Un acquisto con licenza è un potente incentivo per imparare ulteriori informazioni su tutte le caratteristiche di questo software.
Tutto quanto sopra, naturalmente, vale per una situazione ideale, quando si può spendere per la musica tutto il tempo che ti serve e scrivere solo quello che vuoi. Nel lavoro con le colonne sonore, o se si desidera la produzione di musica, si deve essere pronti a dare almeno una traccia. Basta ricordare che il lavoro venuto male a volte porta un'esperienza utile.

GSC-Fan.Com: Una volta GSC, valutando il tuo lavoro con le colonne sonore per FireStarter, ti ha invitato a diventare il compositore per il progetto di S.T.A.L.K.E.R. Quali sono stati i tuoi primi pensieri? Hai accettato immediatamente di partecipare?
MoozE: E' tutto sbagliato. Nel 2003, ho contattato GSC con la richiesta per provare il ruolo del compositore di Stalker, e, infine, quando ho ricevuto una risposta da loro, ho scritto una Track di prova, dopo la quale hanno deciso di lavorare con me. Ma come avevo scritto i primi tre brani (Amb # 1-3), era diventato chiaro che avevo ancora un bel pò di tempo libero, essendo in attesa di una risposta da parte degli sviluppatori. Così mi sono messo a lavorare di più con la musica per FireStarter. Alla fine, dopo i primi 3 brani scritti per Stalker, ho aspettato 6 mesi per fare la colonna sonora, nel frattempo avevo scritto 11 canzoni per Firestarter, e poi , Nel 2004, tornai a Stalker.

GSC-Fan.Com: FireStarter è uno sparatutto molto dinamico e furioso. La musica e il ritmo devono corrispondere lo stile e l'atmosfera del progetto. Che cosa ti ha aiutato a lavorare sulla colonna sonora?
MoozE: Diversi materiali del gioco, screenshot, video, ecc...

GSC-Fan.Com: Quando stavi creando un accompagnamento musicale per Stalker avevi l'opinione che le musiche dovevano fare un'atmosfera unica per il gioco. Quale delle strategie per la colonna sonora sono state più utili? Quali sono state le impressioni di GSC dopo avere sentito i primi risultati del tuo lavoro? In generale, quanto è stato difficile lavorarci?
MoozE: Il lavoro era difficile, come sempre accade quando si lavora con uno stile, ma maledettamente interessante. Ho registrato un gran numero di disturbi radio diversi, e il rumore puro e semplice in cassetta, su pellicola, poi ho digitalizzato il materiale con un trattamento diverso (e non solo) per l'uso nella musica. Ho voluto fare la colonna sonora molto sporca e vintage, per creare l'impressione che la maggior parte dei suoni che lo compongono siano stati registrati negli anni '80, e digitalizzati con metodi di quei tempi. Anche se non tutti gli sviluppatori con cui ero in contatto nella GSC erano d'accordo con la mia idea. E ho anche avuto un po di "guerre", per alcuni dei brani che avevo messo nel gioco. Ad esempio, la Track "Mutation", non volevano metterla nel gioco. Ricordo bene la prima impressione degli sviluppatori quando ascoltarono la musica nel gioco. Anton Bolshakov mi scrisse che "l'atmosfera del gioco era migliorata del 400%").

GSC-Fan.Com: Dopo S.T.A.L.K.E.R hai deciso di non proseguire ulteriormente per le soundtrack di questa serie. Perchè? Vuoi lavorare in un'altro setore della musica?
MoozE: Scrissi due canzoni per Clear Sky che piacquero agli sviluppatori, ma dopo, quando le hanno ascoltate nel gioco, ci sono stati alcuni commenti e disaccordi riguardo la musica, e alla fine, sono state riscritte. Ma la riscrittura di questi brani mi avrebbe preso molto più tempo di quanto avessi previsto originariamente, e non ne avevo a sufficienza. Ho dovuto lasciare il progetto, portando con me le due canzoni.

GSC-Fan.Com: Se GSC ti richiamasse per fare le musiche del suo nuovo progetto, o per esempio, per il film di Stalker, tu rifiuteresti?
MoozE: No.

GSC-Fan.Com: Che sfide hai dovuto superare per la creazione di musica per i giochi di strategia (per esempio Warfare)? Quali sono le differenze musicali tra le soundtrack degli strategici e degli sparatutto?
MoozE: Non ci sono differenze tra strategici e sparatutto. Le difficoltà possono essere causate da altri fattori, come i settaggi per le campagne, limitazioni tecniche del motore grafico o il concetto di gameplay... Ma non ho di questi problemi, grazie a Dio.

GSC-Fan.Com: Per favore, dicci dei tuoi piani per i prossimi anni.
MoozE: I soliti piani per la dominazione del mondo. :)

GSC-Fan.Com: Quale pensi che sia il più significatico risultato della tua vita? Quali sono gli obbiettivi che stai perseguendo ora?
MoozE: Il più grande risultato probabilmente è che ho "trovato me stesso". Gli obbiettivi "in realizzazione" sono personali.

GSC-Fan.Com: Hai mai pensato di abbandonare la musica e fare qualche altra cosa??
MoozE: Ho pensato di fare qualcos'altro senza andar via dalla musica. :) Credo che la base di tutti i processi creativi, musica, pittura, letteratura, ecc... sia una sola universale energia creativa, con cui i compositori, artisti, scrittori, operano. Ognuno lo fa in modo diverso a causa dei processi tecnici specifici di ogni forma specifica d'arte. E cosi per esempio un buon regista/scrittore/compositore può diventare un buon disegnatore o altro, se capisce la natura dell'energia creativa, e ha sufficiente tempo e pazienza per imparare almeno le caratteristiche tecniche minime di una nuova forma d'arte. E poi... accrescendo le conoscenze teoriche e pratiche, facendo esperienza, potrà, se desidera, passare dal semplice "abbastanza buono", a "ottimo", ecc...

GSC-Fan.Com: Trovi il tempo libero per l'intrattenimento al computer, libri e film? Puoi dirci qualè il tuo film, libro o gioco preferito? A proposito, come ti svaghi solitamente?
MoozE: Rilassati, io in realtà non so come, perché fino ad ora non ha ancora ottenuto alcun tipo di creatività, il passaggio alla quale sarebbe il miglior riposo. Il tempo per un libro, film o gioco è abbastanza facile da trovare, anche nei giorni feriali, perchè dopo 3-4 ore di lavoro continuo si ha bisogno di prendersi una pausa, almeno per un'ora. I miei giochi preferiti: tutta la serie Fallout, Planescape: Torment, entrambi i Diablo, Thief III, MAX, i giochi della serie Gothic, The Elder Scrolls, Mass Effect, Master Of Orion 2, Carmagedon 1-2, Blood, Xenus, AIM 2, Arcanum, tutti igiochi della id Software, Salammbo, Disciples 2, Strife, Jagged Alliance 2, Arx Fatalis, Titan Quest, Deus Ex 2, Anachronox, etc... Film: Blade Runner, Baraka, Leon, Apocalypse Now, Alien, The Lady from Shanghai, The Children's Hour, Odyssey 2001, Grand Hotel, Il Gladiatore, Kingdom of Heaven, Il signore degli anelli, La dolce vita, Taxi Driver, Le regole della casa del sidro, Angel Heart, Vertigo, Eva contro Eva, Il brutto e la bella... Libri: quasi tutti i Philip K. Dick, “Possess” A.S. Baillette, “L'idiota” di Dostoevsky, “Paura e delirio a Las Vegas” di Thompson (e il film), “Noi” di Zamyatin, “Ask the Dust” di John Fante, “L'immortale” e “Principe della luce” di Zelazny, “Lolita” di Nabokov, “Rendezvous con Rama” e “The City and the Stars” di Clark...

GSC-Fan.Com: Come consideri la serie S.T.A.L.K.E.R.? Dal tuo punti di vista hanno avuto successo?
MoozE: STALKER: Shadow Of Chernobyl mi è veramente piaciuto. Non ho ancora provato le espansioni.

GSC-Fan.Com: La terribile catastrofe di Chernobyl, accaduta circa 25 anni fa, è stata condita di racconti e leggende. Naturalmente, una grossa parte di essi sembra molto convincente, ma la gente ha ancora paura di questi luoghi. Dimmi, ti piacerebbe andare con una escursione nella Zona di Esclusione?
MoozE: Se questo è collegato con il lavoro, perchè no. Ma se fosse solo per me stesso, ne dubito. Forse sorprenderò i fan della musica di Stalker, ma una musica in spirito "dark" nella colonna sonora di Stalker, che potrebbe apparire di conseguenza, a seguito dell'ispirazione derivata dalla visita di Chernobyl, sono pronto a scriverla solo nel contesto di un finale "positivo" del gioco (perché nonostante tutte le oscurità dell'atmosfera, Stalker, o Fallout danno una forte esperienza positiva per il giocatore).
Io non capisco i compositori (ma anche tutte le altre persone creative: Scrittori, Artisti, Registi, ecc...) che hanno già superato i 20 anni e che continuano ad ammirare ogni sorta di "negazione", come ogni 12-15enne, e che poi dedicano tutta la loro vita a questo genere di creazione. Questo è forse anche più stupido di "trovare il proprio stile".

GSC-Fan.Com: Come sei stato coinvolto nella creazione della colonna sonoro di Borderlands della Gearbox Software? Qualè il tuo ruolo nel progetto? Hai mai direttamente, per così dire, lavorato con Jesper Kid (il compositore della serie di giochi Hitman)?
MoozE: Nell'Aprile 2007, quando ho rilasciato il mio promo, ho deciso di scrivere una lettera a Jesper Kid, solo per chiedergli un'opinione sulla musica e per ringraziarlo dell'ispirazione, poichè il suo lavoro mi ha sempre ispirato, sopratutto le colonne sonore della serie Hitman, e Messiah. Io non speravo veramente in una risposta, ma con mia grande sorpresa, poco dopo mi ha scritto una lettera in cui rispondeva a tutte le mie domande e alla fine mi ha proposto di lavorare insieme, perchè gli piaceva la mia musica. Per Borderlands non ho lavorato e collaborato direttamente con Jesper Kid come musicista di sessione, ma ho programmato i bassi. Cioè ho creato bassi etnici e alcuni suoni ambientali per Jesper, che ha poi usato nei suoi brani.

GSC-Fan.Com: Vladimir, alla fine della nostra conversazione... un pò di parole per i fans della tua arte...
MoozE: Tante grazie a tutti per il vostro supporto e spero che mi perdonerete se non ho ancora risposto alle lettere di qualcuno. Non ho avuto molto tempo per scrivere, e ho una scarsa memoria, ecc... ma chiedo scusa a tutti. Quindi solo... scusa! :)

Vladimir, grazie per l'intervista! Ci auguriamo che tu abbia successo in tutto ciò che ti interessa e che tu ingrandisca un esercito già enorme di fedeli fan!



Fonte: gsc-fan.com, 3 marzo 2011;
Traduzione: Randy The Stalker (TGM Italian S.T.A.L.K.E.R.s Zone)

giovedì 3 marzo 2011

S.T.A.L.K.E.R. - Calendario di marzo

Nuovo calendario mensile: avrebbe potuto trattarsi di uno degli elicotteri precipitati durante l'operazione "Fairway" ma la presenza di un secondo velivolo fa ipotizzare, più verosimilmente, che l'immagine riguardi uno dei tanti "cimiteri" di mezzi, ormai in disuso, presenti ancora nella Zona.




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martedì 1 marzo 2011

Nuovo sarcofago di Chernobyl: paura disastro e deficit di finanziamenti

La paura che il reattore di Chernobyl distrutto potrebbe crollare e provocare di nuovo fuga di radioattività mortale ha spinto le agenzie europee a cercare nuovi finanziamenti per la costruzione della nuova vasta protezione che incapsulerà il sito.
Mentre il 25° anniversario del peggior incidente nucleare della storia si avvicina, il deficit dei finanziamenti si aggira intorno ai 740 milioni di Euro per tutti i progetti volti a mettere in sicurezza il luogo del disastro.
Il nuovo sarcofago sopra il reattore distrutto è stato finanziato dall’Unione Europea e dalla Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo in collaborazione con il governo ucraino, ma i funzionari del’UE sottolineano l’urgente bisogno di soldi ed un maggior impegno dei paesi donatori. Si spera che la conferenza del mese di aprile, in occasione dell’anniversario del disastro, possa stimolare un nuovo flusso dei fondi mancanti.
Jean-Paula Joulia, responsabile della sezione “sicurezza nucleare” dell’UE, ha detto durante una visita sul luogo dell’incidente la scorsa settimana, che l’Europa ha contribuito per circa 500 milioni di Euro ai vari progetti di Chernobyl, più della metà dei soldi necessari alla realizzazione del nuovo sarcofago. L’alleanza spera che i singoli paesi europei e la Russia, possano elargire più finanziamenti per il progetto.
Negli ultimi anni, l’attuale struttura che copre il reattore distrutto nel 1986, è diventata estremamente instabile. Gli esperti dicono che se dovesse cedere una quantità di radiazioni catastrofica potrebbe essere rilasciata in atmosfera. I lavori di “ripiego” e di stabilizzazione su una delle pareti del sarcofago ha ridotto la probabilità di collasso ed ha diminuito i rischi per i prossimi 15 anni, ma questo potrebbe non essere sufficienti per evitare un ulteriore disastro.
“Anche dopo l’attività di stabilizzazione, c’è ancora un potenziale rischio di crollo parziale o totale dell’attuale protezione. Solo quando avremo la nuova struttura potremmo dire di essere sicuri”, dice Laurin Dodd, presidente del piano di attuazione del nuovo sarcofago di Chernobyl.
Il nuovo sarcofago sarà la più grande struttura mobile mai costruita, ed uno dei più grandi complessi al mondo, con oltre 108 metri di altezza, 257 metri di lunghezza e 164 di larghezza. Quando sarà completato, verrà fatto “scivolare” con apposite rotaie sul reattore distrutto per avvolgerlo completamente.
Dodd ha poi detto che una volta che il New Shelter verrà completato, inizieranno i lavori di smantellamento del materiale presente sul sito, con l’aiuto di tecnologie automatizzate. Secondo lui, l’intervento umano verrà ridotto al minimo, ma ha ammesso che i lavoratori sul luogo potrebbero essere comunque sottoposti a dosi di radiazioni pericolose. Il nuovo sarcofago è stato progettato per mettere in sicurezza il sito per almeno 100 anni.

Fonte: www.indipendent.co.uk, 28 febbraio 2011; Traduzione: Progetto Humus